Un favarese che fa parlare di sé

Si tratta di Padre GIUSEPPE FANARA, favarese doc, nato verso la fine degli anni ’30 nel quartiere “di la Grutta”, un quartiere caratteristico del centro storico, cresciuto nella zona del Calvario di Piazza Cap. Vaccaro, “A’ Cruci”, all’ombra del campanile di San Vito.

Da quasi 50 anni è sacerdote francescano conventuale, benvoluto dai fedeli dei vari luoghi dove ha esercitato il sacro ministero, stimato dai suoi confratelli e dai suoi superiori.

Non infrequentemente il suo nome attira l’attenzione dei mezzi di comunicazione sociale; fa parlare di sé per attività di rilevante valenza non solo spirituale e pastorale, ma anche di notevole spessore artistico-culturale. Il suo nome in questo senso, proprio in questi giorni, è alla ribalta della cronaca. E non è nuovo a questo tipo di notorietà, perché già in passato la sua figura ha attirato l’attenzione di quanti hanno interessi culturali ed artistici.

Ha pubblicato infatti apprezzati libretti di riflessioni e poesie, che hanno riscosso notevoli consensi di pubblico e di critica. E su tante pubbliche attestazioni di interesse e stima, una sola citazione ! Sulla sua personalità e produzione poetica, il noto critico e sociologo Basilio Randazzo ha scritto: “…l’essere nella semplicità, alimentata da acute introspezioni obbliga Fanara a quella creatività, che quanto più è semplice tanto più è trascendente; quanto più è francescana tanto più è fascinosa”.

Per diversi anni, in preparazione all’Anno Santo del 2000, Padre Fanara ha vissuto nel Sacro Convento di Assisi, esercitando il suo ministero, come custode e guida apprezzata dei tesori d’arte, ivi custoditi, con particolare riferimento alla produzione artistica di Giotto. Successivamente, per un lungo periodo, come superiore, è passato a curare la Basilica artistico-monumentale dell’Immacolata di Messina, dove ha sistemato tutta l’area del presbiterio, arricchita dal nuovo altare maggiore, quello su cui ha celebrato Messa il Papa San Giovanni Paolo II, durante la sua visita a Messina del 1988. Non solo ! Nello stesso Presbiterio ha collocato il “Cristo dei Minori del Triburzi”, dopo un regolare concorso a carattere internazionale.

In tempi più recenti, durante qualche anno trascorso al Convento S. Francesco di Trapani, ha attirato l’attenzione della stampa per la riuscita commemorazione di San Massimiliano Kolbe, martire nel lager nazista di Auschwitz, che in uno slancio di carità offrì la sua vita in cambio di quella di un padre di famiglia, suo compagno di prigionia.

Adesso in questi giorni, la cronaca culturale più esigente appare interessata ancora a Padre Giuseppe Fanara, perché a CATTAFI, frazione di S. FILIPPO del MELA (ME), dove adesso opera, proprio in questi giorni è stata collocata sull’altare della Chiesa Madre, una splendida pala d’altare che raffigura la trasfigurazione di Cristo, donata dall’artista Dimitri Salonia.

L’artista Salonia, che da decenni, si occupa anche di arte sacra, è anche uno studioso, raffinato ed esperto, di sindonologia e qualche anno fa ha realizzato una copia della Sacra Sindone.

Inoltre è anche fondatore della Scuola coloristica Siciliana, ed ha realizzato e donato l’opera alla Chiesa Madre di Cattafi, proprio su commissione del parroco padre Giuseppe Fanara.

Questa del Salonia è una splendida pala d’altare dai colori accesi, raffigurante la trasfigurazione di Gesù, con riferimento alla sua sofferenza ed alla sua ascensione in cielo.

27.05.2014

Diego Acquisto  

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