Solennità dell’ Annunciazione del Signore

25 marzo 2003

Solennità dell’ Annunciazione del Signore

servizio di don Diego Acquisto

Festa importantissima , quella di oggi dell’Annunciazione del Signore, celebrata con fede nelle assemblee liturgiche di tutte le Comunità ecclesiali del mondo. Una festa che richiama al momento più mirabile e memorabile del mistero dell’Incarnazione: il miracoloso incontro tra il divino e l’umano, tra il tempo e l’eternità.

L’Annunciazione inaugura l’evento in cui il figlio di Dio si fa carne per consumare il suo sacrificio redentivo in obbedienza al Padre e per essere il primo dei risorti. La Chiesa, come Maria, si associa all’obbedienza del Cristo, vivendo sacramentalmente nella fede il significato pasquale della annunciazione. Maria è la figlia di Sion che, a coronamento della lunga attesa, accoglie con il suo ‘Fiat’ e concepisce per opera dello Spirito Santo, il Salvatore. In lei Vergine e Madre il popolo della promessa diventa il nuovo Israele, Chiesa di Cristo. I nove mesi tra la concezione e la nascita del Salvatore spiegano la data odierna rispetto alla solennità del 25 dicembre. Calcoli eruditi e considerazioni mistiche fissavano ugualmente al 25 marzo l’evento della prima creazione e della rinnovazione del mondo nella Pasqua.

La solennità di oggi, veniva detta sino alla riforma liturgica, “Annunciazione di Maria”. Adesso, invece, s’intitola, “Annunciazione del Signore”. Questa piccola differenza significa che l’accento è stato spostato dalla Madre al Figlio. E’ il Signore che si incarna in Maria di Nazareth. E’ Dio che presceglie, come Madre del proprio Figlio, una fanciulla israelita, a Nazareth, città della Galilea.

Il contenuto dell’Annunciazione riguarda il Messia e al tempo stesso l’intimo rapporto tra Madre e Figlio, come si deduce dalle parole dell’angelo Gabriele: “Rallegrati, piena di grazia, il Signore è con te, tu sei benedetta tra le donne… Lo Spirito Santo verrà sopra di te e la potenza dell’Altissimo ti renderà sotto la sua ombra; per questo il bambino santo che nascerà da te sarà chiamato Figlio di Dio”. E’ a motivo di questo intimo rapporto che Maria verrà chiamata “Madre di Dio”.

L’angelo usa il linguaggio dei profeti del Vecchio Testamento nelle loro profezie messianiche, iniziando con l’invito alla gioia e garantendo l’aiuto di Dio alla Vergine prescelta all’alta missione. Maria è oggetto delle compiacenze divine: il Signore è con lei, ha trovato grazia agli occhi dell’Altissimo, sarà vergine e Madre di Dio. Maria stessa riconosce nelle parole dell’Angelo i termini profetici che preludono alla rivelazione concernente il Messia e si abbandona fiduciosamente al volere divino. Al momento della sua risposta definitiva, del “fiat”, in lei il Verbo di Dio si fa carne. Nel momento dell’Annunciazione, Maria è la più alta espressione dell’attesa di Dio e del Messia nell’Antico Testamento; è la sintesi e il punto culminante dell’attesa messianica. In un momento altamente drammatico della storia dell’umanità, quale quello che stiamo vivendo, con decine e decine di guerre, crudeli e sanguinosissime in corso, mentre i media offrono continuamente le immagini dell’Iraq, dove, in ordine di tempo, è scoppiato l’ultimo conflitto che tiene tutti col fiato sospeso, così come ha fatto il Papa , domenica scorsa alla recita dell’Angelus, tutte le Comunità di fedeli si rivolgono alla Vergine santissima. Da Lei imploriamo il dono della pace. A Lei affidiamo, in particolare, le vittime di queste ore di guerra ed i familiari che sono nella sofferenza. Ad essi, così come il Papa, ci sentiamo tutti spiritualmente vicini con l’affetto e con la preghiera.

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