Beata Vergine Maria di Loreto

Notiziario di Telepace

mercoledì 10.12.2003

Beata Vergine Maria di Loreto

servizio di don Diego Acquisto

Memoria liturgica oggi della BMV di Loreto, che richiama l’attenzione alla dimora della beata Vergine, quella Santa Casa di Nazareth, dove Maria ricevette dall’Angelo Gabriele l’annuncio della sua divina maternità e si realizzò quindi il prodigio dell’Incarnazione del Verbo.

Meta di continui pellegrinaggi, e considerato la “Lourdes italiana”, il Santuario di Loreto sorge nel luogo, dove, secondo una plurisecolare tradizione di devozione popolare, fu trasportata dagli Angeli la casetta di Nazareth, dove Maria nacque e visse, dove maturò la sua fede e perfezionò la sua consacrazione, pronunciando poi il suo “fiat”, sostanziato di semplicità e disponibilità; quella creatura che il sommo poeta ha cantato come “umile ed alta”, “figlia del suo figlio”, “vergine e madre”, “termine fisso d’eterno consiglio”. In quella cameretta Maria SS. nutrì Gesù Cristo suo figliuolo.

A partire da papa Clemente V che con una bolla del 18 luglio 1310 confermò indirettamente l’autenticità della Santa Casa, i papi, nei secoli successivi, confermarono ripetutamente la loro devozione alla Vergine Lauretana, specie in drammatiche circostanze. Ma le origini dell’antica e devota tradizione della traslazione della Casa dalla Palestina a Loreto, risalgono al 1296, quando in una visione, ne era stata indicata l’esistenza e l’autenticità ad un eremita, un certo fra’  Paolo della Selva e da lui riferita alle Autorità. Moltitudini di fedeli, tra cui 50 Pontefici, nel corso dei secoli, si sono recati in pellegrinaggio al grandioso santuario, che racchiude la Santa Casa, iniziato a costruire nel 1468 da papa Paolo II.

Il flusso nei secoli XV e XVI diventò enorme, fino ad indurre nel 1520 papa Leone X ad equiparare il Santuario di Loreto alle mete dei grandi pellegrinaggi penitenziali, che vedevano i fedeli diretti a Roma, Santiago di Compostella, Gerusalemme.

Giovanni Paolo II, riferendosi alla Santa Casa di Loreto, ha scritto questa bella riflessione: “Quello Lauretano è un Santuario mirabile. In esso è inscritta la trentennale esperienza di condivisione, che Gesù fece con Maria e Giuseppe. Attraverso questo mistero umano e divino, nella casa di Nazaret è come inscritta la storia di tutti gli uomini, poiché ogni uomo è legato ad una ‘casa’, dove nasce, lavora, riposa, incontra gli altri e la storia di ogni uomo, è segnata in modo particolare da una casa: la casa della sua infanzia, dei suoi primi passi nella vita.

Ed è eloquente ed importante per tutti che quest’Uomo unico e singolare, che è il Figlio unigenito di Dio, abbia pure voluto legare la sua storia ad una casa, quella di Nazaret, che secondo il racconto evangelico, ospitò Gesù di Nazaret lungo l’intero arco della sua infanzia, adolescenza e giovinezza, cioè della sua misteriosa maturazione umana… La casa del Figlio dell’uomo è dunque la casa universale di tutti i figli adottivi di Dio. La storia di ogni uomo, in un certo senso, passa attraverso quella casa…”.

Parole, queste del Papa, che ci fanno capire anche, perché 15 anni fa, per l’inizio del suo episcopato agrigentino, Mons. Carmelo Ferraro ha scelto proprio questa data, lui, che nel suo infaticabile impegno di evangelizzazione, affida continuamente alla Madonna la nostra diocesi e quella piccola chiesa domestica che è la famiglia, luogo di umanizzazione e di fede, palestra indispensabile per crescere, – con la guida dei genitori, consacrati da uno specifico sacramento – nella cultura della tenerezza e della condivisione.

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