Da Favara un messaggio in tempo di coronavirus, nella festa di S. Giuseppe con il Rosario per l’Italia.

A margine della preghiera per l’Italia organizzata dalla CEI, nel giorno della festa di S. Giuseppe. Un momento davvero commovente e coinvolgente quello di ieri sera, vivamente raccomandato dal nostro Pastore, l’arcivescovo-metropolita  card. don Franco Montenegro,  a cui ha sicuramente partecipato una gran moltitudine di fedeli difficilmente quantificabile, come tutti gli eventi di spiritualità e di fede.

Un momento che – (come per esempio da Favara, luogo  da dove  chi scrive lo ha seguito) –  era in parte iniziato già nella mattinata, quando se n’è parlato durante qualche  Messa trasmessa via streaming, o attraverso le trombe di una parrocchia da dove, oltre ai brevi, ormai tradizionali,  momenti di invito alla preghiera con melodie gratificanti a mezzogiorno ed al vespro, oggi, in mattinata, si è aggiunta l’invocazione al Santo,   con la tradizionale  preghiera :

 “A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio, insieme a quello della tua santissima Sposa”.

E chiaramente la tribolazione a cui la preghiera accenna, oggi ha un nome preciso, che è la preoccupazione crescente per la diffusione del  coronavirus.

E perciò, l’Italia sicuramente si è ritrovata davvero così come cantata da Manzoni “una d’arme, di lingua e d’altare, di memorie, di sangue e di cor”.

Ed, a parte tutto il resto chiaramente palpabile,  anche il riferimento “alle armi”,  non sembra fuor di posto, visto il soccorso chiesto ufficialmente all’esercito per fronteggiare la drammatica situazione.

Momento bello e coinvolgente seguito a Favara, così come  sicuramente in tantissimi altri paesi dell’agrigentino ed in Italia,  attraverso la Radio e soprattutto TV2000.

La recita del rosario promossa dalla Conferenza Episcopale Italiana,  che si è tenuta nella bellissima Basilica di S. Giuseppe al Trionfale di Roma, è  stata introdotta da Papa Francesco, che ha parlato della necessità della preghiera perché il Signore liberi il mondo e l’Italia da questo terribile morbo contagioso del corona-virus, che già tante vittime ha provocato.

L’invito a tutti, da parte del Papa e dei Vescovi, a pregare perché il Signore custodisca in modo speciale ogni famiglia, particolarmente gli ammalati e le persone che se ne stanno prendendo cura, e contemporaneamente illumini i governanti per le giuste decisioni da prendere ed i ricercatori che lavorano per trovare il vaccino adatto.

Ed il santo patriarca S. Giuseppe  che è  tanto venerato, è davvero la figura migliore per vivere al meglio questo tempo particolarmente difficile che stiamo attraversando  a causa del coronavirus.

Giuseppe di Nazareth, umile  artigiano, uomo giusto e di fede, ha conosciuto bene la precarietà, la situazione del bisogno, l’amarezza  delle preoccupazioni del domani.  Ma ha saputo nella sua matura umanità,  camminare anche nel buio, confidando ed avendo fiducia in Dio. Uomo di fede e anche dei sogni, non solo credeva, ma viveva questa fede, capace anche, vivendo  appieno la sua umanità, di entrare nel mistero di Dio.

Un concetto questo su cui si è soffermato nella meditazione mattutina Papa Francesco, che si è anche chiesto, “ se la Chiesa nella sua interezza e quindi fedeli, vescovi, preti, consacrati e consacrate sappiamo entrare nel mistero di Dio, oppure se si preferisca, in situazioni difficili più facilmente  regolarsi secondo le nome e le prescrizioni, in cui si trovano  modo  di difendersi da quello che non si può controllare. La grazia da chiedere tutti è che la Chiesa possa maturare nella concretezza della vita cristiana, entrando nel mistero che non è sapere….è adorare.  Entrare nel mistero è fare oggi, quello che faremo  nel futuro”.

Concetti e riflessioni come si vede di non poco conto, in cui la situazione di oggi del corona-virus  si presenta come una sfida ardua ed impegnativa che dobbiamo affrontare con tutte le nostre forze, ma non solo. E  S. Giuseppe,  ci si offre come modello.

E forse  non per nulla,  in questo  momento e nella situazione ingarbugliata che stiamo vivendo,  provvidenzialmente,  a Favara  gira una riflessione del Padre Guardiano del Convento di S. Antonio,  che può essere utile  a tanti.

Ne riferisco solo una parte:  “Mi piace pensare S. Giuseppe come un ossimoro… E’ sposo, senza essere marito. E’ padre, senza essere genitore. E’ uomo libero, eppure obbediente. E’ povero,   ma custode delle ricchezze di Dio: Gesù e Maria… E’ in ascolto, ma nel silenzio. E’ uomo di preghiera contemplativa e veloce nell’azione”.   (P. Giuseppe Di Facta – ofm)

Diego Acquisto

20-3-2020

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