Siamo nel 2012… e nel 2020….Per FAVARA, ricordare giova: problemi di ieri e di oggi

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FAVARA – Lettera aperta al Consigliere Comunale di  Rifondazione Comunista ANTONIO PALUMBO

In merito alla tua NOTA,  nella quale si comunica la sua decisione di rinunciare “fino a tutto il mese Giugno 2012…a qualsiasi indennità derivante dall’attività amministrativa ed a tutti i compensi derivanti dai gettoni di presenza delle commissioni del Consiglio Comunale” , al fine di evitare il dissesto finanziario,  non può non esprimersi che un giudizio positivo.  E ciò a prescindere dalle altre opinabili  e sicuramente discutibili considerazioni e valutazioni politiche espresse.  Perché balza subito all’attenzione la sensibilità ed il disinteresse dell’autore di questa proposta  ufficiale, e di rimbalzo anche del gruppo che affianca la sua leadership della quale lo stesso dice  di essere portavoce ufficiale. Una proposta sulla stessa lunghezza d’onda di quella lanciata qualche giorno prima  dall’assessore comunale alla solidarietà sociale Carmen Virone, circa la paventata chiusura,  a causa di mancanza di fondi, del Centro d’incontro per anziani, disabili e minori, con queste parole:“Riapriamo il centro o con i soldi del bilancio comunale o con un atto di solidarietà di amministrazione e consiglieri comunali. Se doniamo tutti insieme un mese di indennità possiamo donare di nuovo un sorriso ai nostri anziani, minori e disabili”.

Parole e proposta anche questa, come quella del consigliere Palumbo, che piacciono all’opinione pubblica e su cui anche chi scrive esprime il proprio compiacimento. Perché c’è la concreta  testimonianza che a Favara, a differenza di quanto, purtroppo, non pochi sostengono,  non c’è solo una classe politica che penserebbe sempre e solo al proprio tornaconto, incapace di fare sacrifici anche in periodi in cui si sarebbe costretti a chiederne ai comuni cittadini.

I quali cittadini, se proprio necessario ed hanno la possibilità economica di sostenerli, sicuramente non si tirano indietro. Ma deve trattarsi di vera necessità, dopo avere percorso tutte le vie possibili  nel rispetto rigoroso della legalità, che anzitutto esige che tutti paghino e secondo la propria capacità contributiva, nel rispetto delle norme vigenti. Insomma legalità ed equità. L’equità esclude, una tassazione indifferenziata, mentre la legalità  impone che a pagare siano proprio tutti i soggetti “abili”, smascherando eventuali furbizie ed eliminando ingiustificati privilegi. E perciò, bisogna  prestare anzitutto grande attenzione a  non seguire, nell’eventuale richiesta di nuovi sacrifici,  la deprecata ed immorale logica di essere forti con i deboli e deboli con i forti.

Ora a me pare che la fascia medio-bassa dei contribuenti favaresi sia allo stremo, mentre contestualmente nessun politico e giornalista, nega, nei discorsi ufficiali, che ci sia nella nostra Favara una notevole fascia di evasione, da un minimo, secondo alcuni, del 25-30%  sino ad arrivare, secondo altri, anche al 50%, se non  addirittura oltre.

Qualcuno si è meravigliato della  recente dichiarazione del Card. Bagnasco che ha ricordato che “evadere le tasse è peccato”, ma in realtà tutti i cattolici, che hanno anche minimamente  approfondito l’insegnamento morale sul VII Comandamento, sanno bene che si tratta  di un principio che non è affatto una scoperta di quest’ultima ora, frutto di un’emergenza.

Al coraggioso Antonio Palumbo ed a quanti sono sulla sua lunghezza d’onda,  vorrei dire che  (- al di là del  loro generoso gesto personale,  sicuramente encomiabile )-  ciò, teoricamente potrebbe anche distrarre dall’attenzione sul problema di fondo, evitando ogni sforzo di lotta per incidere sulla struttura, nella linea della legalità e dell’equità. Una struttura che sembra proprio di peccato, subito pronta a penalizzare i più poveri. Non mi soffermo sulle voci correnti di tanta gente frastornata che non si spiega come mai se durante l’Amministrazione Russello i conti erano in ordine, al punto di meritare un incentivo,  o addirittura anche prima col  Sindaco uscente Airò che parlava di “tesoretto” accumulato da una saggia gestione, adesso con il Sindaco Manganella, in carica appena da pochi mesi, si profila tutto d’un colpo, lo spauracchio del dissesto comunale, con tutte le gravissime conseguenze che ne deriverebbero, soprattutto per i più poveri.

Come mai ? Cosa è cambiato ? Possibile ? I tagli statali  hanno colpito solo Favara  ?  Non ricordano ancora i cittadini favaresi quanto detto da Manganella  in campagna elettorale anche sul dissesto finanziario paventato da uno dei candidati  ?

E ancora. Ricordiamo che la prima delibera del  sindaco Manganella, a pochi giorni dall’elezione, lo scorso giugno,  ha riguardato la “Rescissione del contratto di appalto dell’11 aprile 2007, stipulato tra il Comune e l’Aipa spa”, Una delibera, è stato detto, che gli rendeva onore in quanto in campagna elettorale aveva assunto l’impegno di tagliare i rapporti con  questa società che cura la riscossione dei tributi e finalizzata a fare ritornare i servizi all’interno del Palazzo per dare lavoro e certezza occupazionale ai dipendenti comunali.  Ci chiediamo se un accertamento serio antievasione  non sia intanto doverosamente propedeutico alla diretta  gestione del servizio da parte comunale.

Qualche risposta agli interrogativi ed alle perplessità, con un linguaggio semplice e schietto, sarebbe sicuramente  opportuna e gradita all’opinione pubblica.  Infine un’annotazione per quanto riguarda l’indennità prevista per gli Amministratori e Consiglieri Comunali. Lodevole è stato il gesto del Sindaco e degli Assessori che si sono decurtati l’indennità del 30%.

Per i Consiglieri Comunali il gesto simbolico potrebbe essere anche di meno, perché,  francamente il massimo che un consigliere possa percepire sotto forma di gettone di presenza , –  cioè  poco meno di 1.200,00 euro, non sembra proprio scandaloso. Il problema è che facciano bene il loro dovere, senza tutelare privilegi di amici e clienti, ma puntando unicamente al bene della collettività, ognuno nel suo ruolo e per la propria parte.

Del resto la legge ha previsto queste indennità per dare a tutti la possibilità di dedicarsi al servizio del bene comune, ricoprendo le cariche pubbliche secondo la fiducia ricevuta dai cittadini. Se non ci fosse questa indennità,  il lusso di  partecipare alla vita pubblica lo avrebbero sempre e solo i benestanti.Quindi nel caso di sacrifici, bisogna fare attenzione perché non tutti si trovano allo stesso punto di partenza, nel senso che ci possono essere tra Amministratori e Consiglieri Comunali, quelli che hanno ben altre entrate e  quelli invece che non hanno niente e vivono del solo lavoro giornaliero, che devono trascurare per partecipare alla vita pubblica a cui sono stati chiamati. Quindi   anche  per gli Amministratori e per i Consiglieri Comunali, senza dannose generalizzazioni, deve valere  il principio del’equità e della sostenibilità, senza marchingegni e dannose furbizie.

Con sensi di cordialità, colgo l’occasione per formulare a te ed a tutti i protagonisti della vita pubblica favarese i migliori auguri di buona lavoro.

Favara 06.02.2012

Sac. Diego Acquisto

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Favara – Lettera aperta sui problemi della Città

Dott.sa Anna Alba

 –Ai Sigg  Consiglieri  Comunali

–A tutti i Cittadini

 

Lo stimolo a scrivere questa “Lettera aperta” me lo ha fornito uno dei miei vecchi “frammenti”, quando a Favara si viveva, in anni passati,  una situazione in qualche modo assimilabile a quella di oggi.

Per caso inoltre mi sono imbattuto, con un pensiero di S. Agostino che dice: “Quando si tace, quando si parla, quando si corregge, il cristiano  lo fa per amore” .

E Papa Francesco proprio ieri  in Aula Paolo VI,  nella prima udienza generale dopo il lockdown , ha voluto parlare di Elia, “uomo integerrimo, incapace di compromessi meschini“, “di vita contemplativa e, nello stesso tempo, di vita attiva, preoccupato delle vicende del suo tempo, capace di scagliarsi contro il re e la regina”, per concludere che oggi “…abbiamo bisogno dello spirito di Elia”, cioè  “di essere uomini e donne integri”, capaci di non  “truccarsi l’anima” ma di  un serio “confronto con Dio che spinge a servire i fratelli”.

Ed i fratelli da servire nel nostro caso,  carissimi  Sig. Sindaco e Sigg. Consiglieri Comunali, ciascuno nel suo ruolo e per la sua parte, concretamente sono i cittadini di questo territorio, che da voi con la parola e l’esempio, devono essere sollecitati a fare responsabilmente la loro parte, in osservanza   delle norme che regolano la vita democratica e civile.

Nella vita di preghiera, che deve scandire la vita del cristiano – ( ha spiegato ieri il Papa a braccio, così come aggiungo io nella vita quotidiana civile) –  ci sono “momenti di preghiera di esaltazione, anche di entusiasmo, e momenti di preghiera di dolore, di aridità, di prove. La  vita è così”.

Per andare concretamente al dunque, dico subito che quasi tutti abbiamo vissuto l’ondata di entusiasmo popolare del giugno 2016, quando sul piano amministrativo la nostra Favara ha democraticamente deciso, con una maggioranza schiacciante, l’assetto dirigenziale che è ancora al “potere”.

Quanto avvenuto  è storia recente che abbiamo vissuto, mentre  la situazione attuale  della città, adesso, è sotto gli occhi di tutti.

Lungi da me la tentazione di qualsiasi forma di sterile, inutile e dannoso disfattismo !

Ma   di fronte alla somma dei problemi che  attualmente  affliggono la Città,  nessuno può continuare ad avere atteggiamenti elusivi, facendo finta di niente.

Si richiede in tutti, ognuno per la sua parte e nel suo ruolo,  una forte presa di coscienza, con  conseguente impegno.

Per il bene della Città, bisogna ritrovare  il coraggio del confronto e del dialogo, anche se siamo negli ultimi sette/otto mesi del Mandato  amministrativo.

Un Mandato comunque destinato a “morire”-  si pensa – di morte naturale, alla data fissata per legge. Un Mandato che sarà archiviato e giudicato  dalla storia, ma al quale intanto si ha il dovere di  risparmiare, specie in questo ultimo lasso di tempo – facendo tutto il possibile – inutili dolori e sofferenze. Che, oltre  tutto,   non gioverebbero a nulla  se non ad aggravare la situazione,  e  magari solo a rendere ancora più difficile  la ripresa nel prossimo futuro.

Le difficoltà non sono mancate mai, nemmeno nel precedente Mandato (2011-2016), quando non pochi Consiglieri Comunali, con motivazioni gravi sul “modus operandi”  del Sindaco rassegnavano (cosa mai prima  avvenuta a Favara ! ) le dimissioni dal Consiglio, venendo sostituiti dai primi dei non eletti nella rispettiva lista.

E furono così tanti quelli che si dimisero, che in qualche caso la sostituzione non fu possibile, e in un caso – mi pare – la pirandelliana situazione di un sostituto che doveva rappresentare la lista in cui era inserito, ma che nel frattempo aveva maturato una scelta diversa e si trovava  con un colore politico contrapposto, per cui dovette rinunciare.

Comunque, a parte tutto questo, l’attuale difficile situazione vede contrapposti a Favara, “l’un contro l’altro armato”, il potere esecutivo rappresentato dal Sindaco ed il potere “legislativo” rappresentato dal Consiglio Comunale.

E ciò in un tempo di particolare difficoltà che stiamo vivendo anche dal punto di vista socio-sanitario per l’epidemia-coronavirus,  di fronte alla marea dei problemi la cui soluzione era stata promessa, ma nei fatti non attuata; problemi che sono sotto gli occhi di tutti,  pericoli  derivanti dalle strade dissestate e da un centro storico fatiscente, … con  l’aggiunta di una  crescente povertà,  in un ambiente che dal punto di vista  igienico –  per usare un eufemismo – lascia non poco a desiderare. Con ulteriore possibile pericolo di aggravamento per lo stato di agitazione degli operatori ecologici, da alcuni mesi senza salario.

Una situazione grave, assurda ed intollerabile che sta arrecando altri  danni alla città.

Una situazione che può essere superata solo rinunciando  preliminarmente da parte di tutti i contendenti ad ogni forma di chiusura, di arroganza comunque camuffata, … ad ogni inutile asprezza, con conseguente caduta di stile, …superando  ogni tentazione di pregiudiziale rifiuto al confronto, e contemporaneamente di rassegnazione e di appiattimento,  rinunciando a diffondere pericolose dicerie condite da incredibili veleni, che sicuramente non giovano a nessuno, né tanto meno alla Città.

Il bene della città deve essere  messo al primo posto,  superando  anzitutto qualsiasi  forma di passiva rassegnazione, come se nulla fosse più possibile tentare.

Intanto può essere utile, anzi necessaria una riflessione sui fondamenti della vita democratica così come attualmente   fissate dalle norme in vigore,  e trovare assieme qualche sbocco, per esempio, compatibilmente con le norme coronavirus,  un Consiglio Comunale aperto…o di quartiere, per dare a tutti, in una forma di democrazia diretta,  la possibilità di parlare.

Il sindaco a cui la sovranità popolare ha unicamente affidato il governo della città, per la sua parte, – (dopo le scelte che, nell’ambito dei suoi poteri ed in piena, legittima  autonomia ha ritenuto di dover fare anche recentemente) – è chiamato sempre  ad una verifica, con il coraggio delle decisioni più appropriate, per il bene comune , che sempre deve essere prioritariamente considerato.

Precisato questo, c’è pure da dire che  non c’è dubbio che il giudizio complessivo  sul suo operato e su quello della Giunta da lei scelta, spetta al Consiglio Comunale, l’unico organo rappresentativo dell’intera Comunità, in cui si esprime e manifesta costantemente la sovranità popolare.

Le difficoltà  amministrative ci sono dovunque e   ci meraviglieremmo se mancassero   a Favara;  ma la prassi  politica dello struzzo non va bene in nessuna parte e da parte di nessuno.

Il Consiglio Comunale, nel suo dovere di giudizio e di controllo del comportamento  del Sindaco, è quasi naturalmente chiamato ad essere sempre  una spina al fianco dell’Amministrazione.

Una spina  con la naturale vocazione di pungere, ma sempre e unicamente nel superiore interesse della collettività.

Il massimo che può fare, però  una sola volta il Consiglio Comunale, in caso estremo, nell’arco dei cinque anni per punire eventualmente un  Sindaco, è quello di votargli la sfiducia secondo le procedure previste, costringendolo alle dimissioni e nello steso tempo causando contestualmente il proprio scioglimento.

Cosa  già avvenuta a Favara con l’esito che sappiamo. Esito cioè  favorevole al Sindaco, non essendo stata raggiunta la maggioranza necessaria per la sfiducia.

Adesso oltre ai problemi che c’erano prima del voto di sfiducia, se ne sono sicuramente aggiunti altri, con diversi Consiglieri che hanno cambiato valutazione nei riguardi dell’Amministrazione Alba.

Dovendo restare tutti in carica sino alla prossima primavera, l’unica via è quella del dialogo, evitando ogni arroganza di potere.

Né la Sindaca deve sentirsi in una botte di ferro, dato che il Consiglio non può più votare la sua decadenza, né il Consiglio, depositario nel suo complesso della sovranità popolare, può  rifiutarsi di dialogare,   con pretesti vari.

A me pare che facendo mancare deliberatamente in ogni seduta il numero legale, come già è avvenuto diverse volte consecutivamente, si pone un problema di carattere giuridico che  le attuali normative – mi pare –   non hanno previsto.

Ecco – se riusciamo ad avere capito bene e ad  essere chiari – questo è il problema !

Come è noto il parere attuale  della maggioranza dei Consiglieri Comunali è quello che la Sindaca,  non avendo la possibilità di dialogare con il Consiglio, – (essendo la validità legata alla presenza seppur minima stabilita dal regolamento) – dovrebbe trarre la conclusione di dimettersi, non potendo ottenere l’approvazione di alcuna delibera. Cosa che vorrebbero – pare –  la maggioranza dei Consiglieri,  ma che la Sindaca non è disposta a fare.

A giudizio dello  scrivente bisognerebbe uscire dal groviglio paralizzante di questa situazione e nel  superiore interesse del bene comune e della Città, trovare un punto di accordo.

Il Popolo favarese non merita questo sfascio ed  ha tanta capacità di capire e giudicare al momento opportuno, secondo le regole della democrazia.

Nel mentre il dovere  grave ed urgente di  promuovere un’azione per adeguare le norme  al fine di potere in futuro, a Favara come altrove, potere risolvere una situazione del genere, dato che al momento nessuna norma pare prevista per tutelare la collettività.

Con senso di stima,  cordiali saluti ed auguri di bene a tutti.

Favara 08-X-2020

Sac. Diego Acquisto

Parroco S. Vito

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