Cresce a Favara l’attesa per le decisioni della Sindaca Anna Alba

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A Favara attenzione puntata sul dovere di rompere il silenzio, specie per chi riveste cariche istituzionali
BUON GIORNO…, proprio oggi Facebook ripropone un mio post , con un’aggiunta in cui testualmente mi si dice: “Abbiamo pensato che potrebbe farti piacere rivedere questo post di 3 anni fa”.

Contiene l’appello di LIBERA, l’associazione antimafia di don Luigi Ciotti che sulla corruzione al Comune di ROMA, (per tanti anni amministrata dalle forze politiche che sappiamo), si rivolgeva direttamente ai cittadini, agli amministratori ed ai funzionari pubblici, con queste parole: “Mafie e corruzione stanno spolpando Roma; non lasciamola finire così. Dobbiamo reagire subito. Ogni cittadino può fare la propria parte. In tanti hanno visto. In pochi hanno parlato. Per costruire giustizia sociale dobbiamo abbattere insieme il muro delle complicità e del silenzio. Ne va del futuro di milioni di cittadini onesti che pagheranno per tutti. Aiutaci a liberare Roma dalle mafie e dalla corruzione”.

Un appello per Roma che mi viene di leggere ed adattare alla situazione attuale di Favara . Soprattutto nella parte finale dove si dice che costruire tutti insieme la “giustizia sociale” abbattendo “il muro delle complicità e del silenzio” dobbiamo essere proprio tutti.
E mentre si levano voci proprio su questo dovere di rompere il silenzio, appare assolutamente necessario ricordare che il silenzio non giova proprio a nessuno.
A Favara bisogna parlare dei problemi, di quelli anzitutto più importanti, a partire dal dissesto vecchio e (pare proprio) anche nuovo. Perché i problemi vanno affrontati con il necessario coraggio e chi rappresenta le istituzioni, in democrazia ha prioritariamente il dovere di riflettere, confrontarsi, ascoltare e decidere nella direzione più utile per la città, per uscire fuori dall’impasse che, ogni giorno di più, può solo produrre guasti su guasti.

E, detto e precisato questo dovere, mi pare proprio che ciò si possa pure mettere in relazione alla buona notizia rilanciata appena ieri dalla stampa sulle dichiarazioni del pentito Giuseppe Quaranta. Secondo cui “il candidato a sindaco di Favara non lo sceglie la famiglia mafiosa” , aggiungendo ancora “di non essere a conoscenza di candidati che hanno chiesto voti”.
Indubbiamente una buona notizia, anche e forse soprattutto nell’attuale clima di forte disagio politico; una notizia insomma confortante e positiva. Una notizia che spazza via ipotesi e veleni, forse anche strumentalmente diffusi in taluni momenti difficili della vita amministrativa nel recente passato, per concentrare l’attenzione altrove anziché sui problemi concreti di carente e poco saggia conduzione amministrativa della città.
La precisazione del favarese boss mafioso pentito, – da più parti e soprattutto da chi segue con intelligente saggezza il travaglio di questa nostra martoriata Favara – è stata opportunamente letta come “ una buona conferma, considerato che in paese ci conosciamo tutti e sappiamo tutto di tutti”, escludendo la logica della “mancanza della trippa per i gatti” e agganciando invece tutto alle tante pagine migliori della storia politica di questa città.
Una storia. (malgrado tutto e tante fragilità), di lotta e di costante e tenace sforzo di riscatto; una storia scritta dai responsabili locali dei Partiti di massa, che, emarginando con progressivo impegno minoritarie fasce colluse, hanno positivamente coagulato ed educato il consenso politico dei favaresi ; in particolare, dal Partito Comunista a quello Socialista, – ai Partiti cosiddetti minori, Partito Liberale, PRI, MSI, MCL, ecc. – alla parte migliore e maggioritaria del più votato Partito della Democrazia Cristiana, partito di massa, che soprattutto negli anni di maggiore consenso elettorale ha avuto come bussola di riferimento nel suo operare a favore della società italiana e favarese, la Dottrina Sociale della Chiesa.
Adesso c’è quindi la notizia “autorevole” che “La mafia non è dentro il Palazzo”. Ma, rimasta fuori, … forse ha a che fare, almeno in qualche modo, con una certa fascia che ancora si illude di potere risolvere i problemi nell’illegalità.
Ma non dobbiamo intanto sfuggire ai problemi politici del momento, ricordando che nel giugno 2016 Favara, a stragrande maggioranza soprattutto nel ballottaggio, ha scelto il cambiamento ed ha dato il Governo della Città a persone che hanno proposto un preciso e chiaro programma, sintetizzato in 10 punti, che in questi giorni sono stati anche opportunamente ricordati.
Già in campagna elettorale candidati e responsabili del Movimento 5-Stelle, nel chiedere la fiducia, hanno ripetutamente affermato che a metà legislatura avrebbero fatto un esame della situazione ed in caso di sostanziale inadempienza degli impegni per qualsiasi motivo, avrebbero rassegnato le dimissioni.
Ancora non siamo a due anni e mezzo, ma a 18 mesi di amministrazione ed un esame serio si impone, per vedere se ci sono fondate speranze di potere proseguire. Il programma è sempre là…un programma giudicato allora, nel segreto dell’urna, largamente condivisibile…un programma eventualmente da riprendere e con il coraggio di una scelta precisa, rilanciare con determinazione, subito e con forza, se gli attuali attori sentono di poterlo fare.
Altrimenti, con altrettanto coraggio è meglio passare la mano ad altri,… altri anche pentastellati se ottengono fiducia…perché no ?…..con lo stesso programma.
Potrebbe essere una lezione valida, addirittura da aditare come esemplare proprio per tutti, anche per i responsabili e militanti degli altri Partiti, ove forse non mancano attori che si illudono di potere tornare al governo della città, con programmi e soprattutto metodi di un certo passato, già largamente bocciato dal popolo favarese. E su cui mi pare pressoché impossibile che ci possano essere ripensamenti. Un cambiamento insomma possibile di persone, non di programma, sotto qualsiasi etichetta politica.
Diego Acquisto

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