Ricordare giova….Mentre continua la diminuzione delle nascite….con preoccupazione di non pochi….
EDITORIALE TV – 30.5.1998
TELEPACE
La questione aborto è tornata all’attenzione generale e, possiamo dire, ha fatto irruzione nell’agenda politica italiana. “Negli ultimi 20 anni – ha denunciato il Papa, lo scorso 22 maggio, nella ricorrenza del ventesimo anniversario della 194, – e in occasione di un raduno a Roma di 10.000 aderenti al Movimento per la Vita – 3 milioni e mezzo di bambini sono stati soppressi con il favore della legge”.
Queste parole così chiare e così dure del Papa hanno provocato un forte e salutare scossone. L’affermazione esplicita, che la cultura della soppressione della vita nascente, ha portato allo sterminio di 3 milioni e mezzo di bambini, non poteva lasciare indifferente il mondo politico italiano e tanto meno l’opinione pubblica generale. Quello che si auspica è che si passi, finalmente, a fatti positivi concreti.
La 194 è una legge che, anche da alcuni che l’avevano proposta ed approvata, sempre più frequentemente viene definita infelice e che quindi, anche alla luce della sua concreta applicazione, è necessario migliorare.
E al di là delle espressioni più becere, che, ancora una volta, dopo le recenti parole del Papa, tornano a parlare di “ingerenze” della Chiesa o addirittura di tentativo della Chiesa di “voler fare ritornare il Paese indietro nel tempo”, riflettendo quella cultura, – questa sì del passato e nel passato appartenuta ad una ben determinata fascia culturale,– che per posizione preconcetta collocava la Chiesa sempre tra le forze oscurantiste e retrograde, bisogna serenamente notare come nell’attuale quadro politico, nel fronte laico e di sinistra, gli spiriti più avvertiti e responsabili, alle parole del Papa hanno reagito in maniera composta e riflessiva.
Viene da chiedersi, allora, se non sia possibile aprire un dialogo politico, – un dialogo sereno e costruttivo senza guerre di religione, – un dialogo per vedere se la legge 194, sull’interruzione della gravidanza e sulla tutela della maternità, sia veramente opportuna, capace di difendere i più indifesi e di tutelare per davvero la maternità. Oggi sicuramente sono rimasti in pochi, – a differenza di quanto avveniva 20 anni fa – a parlare dell’aborto come di un diritto.. L’esperienza dei Consultori, per tutelare la maternità, appare dovunque miseramente fallita. La legge 194 non ha risolto i problemi di fondo. La maternità non appare affatto tutelata. Continua a non darsi una chiara risposta al problema del tempo, quando cioè incomincia la vita; perché se la vita incomincia dal concepimento, ha ragione il Papa a parlare di 3 milioni di bambini assassinati in nome della legge.
La vita è un diritto inviolabile, un diritto cioè che deve essere garantito e rispettato da chiunque, anche dallo Stato, anzi soprattutto dallo Stato, da uno Stato che vuole essere autenticamente democratico, pena la deriva in forme di totalitarismo legate a certa concezione dello Stato.
Ricordiamo dalla storia, che le varie forme di totalitarismo, specie quelle del nostro secolo, si sono installate al potere col consenso popolare.
Per la tutela della maternità e di fronte alla diminuzione delle nascite, anche nella sinistra c’è chi invoca incentivi economici da parte dello Stato. E in questi giorni abbiamo sentito la provocatoria proposta di qualcuno che ha chiesto per le coppie in difficoltà, uno sforzo dello Stato, almeno pari a quello che lo Stato ha fatto con gli incentivi per rottamare le auto vecchie e aiutare la Fiat.
Il richiamo forte e dirompente del Papa, sollecita tutti a rivedere i rapporti tra etica e politica, perché ad una revisione – sicuramente non facile della legge 194 – si potrà arrivare solo con il coraggio di aprire un dialogo basato sui valori e sulla coscienza e non su patteggiamenti politici.
Bisogna superare la cultura,- anche da parte di alcuni pensatori cattolici – che la riscoperta dei valori debba restare un fatto solo di coscienza, senza alcun riverbero sulla politica, che – in questa visione – dovrebbe marciare su un binario autonomo, autonomo dall’etica. In questo caso, la stessa politica diventerebbe etica, la stessa politica sarebbe cioè legge a se stessa, con tutte le conseguenze che si sono verificate nella storia quando questa cultura, non importa come colorata, è andata al potere.
La mancanza di rispetto alla vita nascente, rende più difficile, a nostro giudizio, anche la capacità a d affrontare e risolvere i problemi concreti- anche quello occupazionale- dove è sempre in gioco il rispetto della vita e della dignità dell’uomo.
Il Papa, proponendo quel richiamo di cui abbiamo parlato, ha invitato anzitutto a far valere le ragioni dell’etica anche nelle vicende politiche concrete. Perché – ha detto, cogliendo le motivazioni su cui da parte di tutti è urgente riflettere, nell’interesse collettivo del bene comune, –”la democrazia non può essere mitizzata fino a farne un surrogato di moralità”.
Diego Acquisto
Telepace-Agrigento
30-5-1998