Nel 70mo della sua scomparsa, un ricordo di De Gasperi, accostato a Mosè
Proprio 70 anni fa come oggi, 19 agosto 1954, a Borgo Valsugana, concludeva la sua vita sulla terra, all’età di 73 anni, il trentino Alcide De Gasperi, un grande uomo politico di statura internazionale, appassionato patriota italiano, fondatore della Democrazia Cristiana e Presidente del Consiglio in 8 successivi governi di coalizione, da dicembre 1945 ad agosto 1953.
Nei giorni scorsi, l’evento più rappresentativo del ricco calendario estivo proposto dalla Fondazione Trentina Alcide De Gasperi che tocca quest’anno la sua IX edizione sul tema generale che invita ad “Amare il nostro tempo”, ha ospitato a Pieve Tesino, il paese natale di De Gasperi, una “Lectio magistralis” di mons. Ivan Maffeis, arcivescovo di Perugia, ma proveniente da Pinzolo, piccolo comune in provincia di Trento, sul tema “Il deserto della democrazia e la rinascita della politica”
Un tema questo, abbastanza significativo, di quella che viene comunemente chiamata “Profezia degasperiana” della politica, che tanto bene ha fatto all’Italia, dopo il ventennio mussoliniano e la conclusione disastrosa, della guerra.
Da quello che leggiamo sulla “lectio magistralis” dell’arcivescovo Maffeis, l’analisi della figura storica dello statista trentino è stata intrecciata alla sapienza biblica. E questo per tratteggiare il carattere profetico di De Gasperi, che ha affrontato l’ardua missione di portare l’Italia fuori dal deserto in cui si era smarrita.
La dimensione del fare – ha detto mons. Maffeis – prevale su quella della testimonianza in De Gasperi, accostato a Mosè, “profeta capace di guidare senza imporre, monito di attualità per la politica dei nostri tempi”.
“Il profeta – ha detto ancora l’arcivescovo – è un uomo libero dal potere,… profondamente radicato nella cultura, nella storia, nell’economia e nella religiosità del proprio tempo. Un uomo che apre strade e offre un metodo. Sicuramente De Gasperi questo contributo ce l’ha dato e noi siamo qui oggi a 70 anni dalla morte a ricordare questa sua grandezza”.
La Fondazione Trentina Alcide De Gasperi a Pieve Tesino, nel paese che diede i natali allo statista trentino, nata per onorare la memoria di Alcide De Gasperi, ogni anno, nei giorni dell’anniversario della sua morte coglie l’occasione per rinnova ogni anno l’invito a porsi in ascolto della testimonianza degasperiana, per fare del passato uno specchio in cui ripensare il presente.
Annoverato tra i più influenti statisti dell’Europa del XX secolo, De Gasperi fu il padre fondatore dello Stato repubblicano, ponendo le basi per quello che sarebbe divenuto l’assetto politico in Italia della Prima Repubblica; ed è ritenuto, assieme al connazionale Altiero Spinelli, ai francesi Robert Schuman, al cancelliere della Germania Ovest Konrad Adenauer, uno dei fondatori dell’Unione europea.
De Gasperi, fervente cattolico, per la Chiesa Cattolica dal 19983 è “servo di Dio”, essendosi concluso positivamente a livello diocesano, il possibile processo di beatificazione, la cui causa continua, secondo le severe norme stabilite al riguardo.
Su De Gasperi ci sarebbe tanto, proprio tanto da dire. Vogliamo ricordare. solo nella parte iniziale, il memorabile il suo discorso alla Conferenza di pace di Parigi; discorso pronunciato il 10 agosto 1946 nella sua qualità di Presidente del Consiglio dei ministri italiano, in relazione alla bozza del Trattato di Parigi fra l’Italia e le potenze alleate, che mise formalmente fine alle ostilità tra l’Italia e le potenze alleate della seconda guerra mondiale.
In questo discorso De Gasperi ribadisce il contributo dato dall’antifascismo italiano nella sconfitta della Germania nazista e critica duramente la cessione di territori orientali alla Jugoslavia e la soluzione alla questione triestina proposti dalle potenze alleate e associate, disposizioni ritenute non conformi ai principi del trattato.
Ecco le precise parole di De Gasperi, ascoltate in silenzioso rispetto, dai massimi rappresentati delle potenze vittoriose: “Prendo la parola in questo consesso mondiale e sento che tutto, tranne la vostra personale cortesia, è contro di me: è soprattutto la mia qualifica di ex nemico, che mi fa ritenere un imputato, l’essere arrivato qui dopo che i più influenti di voi hanno già formulato le loro conclusioni in una lunga e faticosa elaborazione.
[…] Ho il dovere innanzi alla coscienza del mio paese e per difendere la vitalità del mio popolo di parlare come italiano, ma sento la responsabilità e il diritto di parlare anche come democratico antifascista, come rappresentante della nuova Repubblica che, armonizzando in sé le sue aspirazioni umanitarie di Giuseppe Mazzini, le concezioni universalistiche del cristianesimo e le speranze internazionalistiche dei lavoratori, è tutta rivolta verso quella pace duratura e ricostruttiva che voi cercate e verso quella cooperazione fra i popoli che avete il compito di stabilire”.
Diego Acquisto
19-8-2024