Favara – Centro storico all’attenzione del CLERO

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Presenti tutti i Parroci della città  ed il diacono Lillo Di Pasquale, convocata da don Calogero Lo Bello, si è appena conclusa a Favara una riunione di Clero,  che si è tenuta nei locali della parrocchia BMV  Mediatrice di tutte le Grazie, nel quartiere “Luna”,.

Tra gli argomenti pastorali trattati, le iniziative già in corso ed altre da avviare in questo primo periodo  del nuovo Anno Liturgico dell’Avvento, con una certa attenzione, per il momento ovviamente limitata,  anche all’altro periodo penitenziale che, più avanti,  è la Quaresima che prepara alla Pasqua, cuore e  culmine delle fede cristiana.

Di  questa riunione della quale vogliamo brevemente riferire, nella giusta logica pastorale  di confrontare sempre  il cammino di fede con i problemi concreti del territorio,  indubbiamente l’argomento  che più ha polarizzato quasi unicamente   l’attenzione di tutti i  presenti  è stato quello del centro storico.

 

(Prospetto della Chiesa di S. Vito in data 7-12-2023, in preparazione al Natale…,,,,,Chiesa S. Vito che si trova in pieno centro storico…..e proprio nelle vicinanze della Chiesa ci sono alcune abitazioni fatiscenti…a rischio crollo…qualcuna forse  anche imminente ……)

 

Un problema,  questo del centro storico della città, che si trascina irrisolto da troppo, troppo tempo.

Ed a distanza  di quasi tre lunghi  lustri, – (esattamente 14 anni, il prossimo 23 gennaio !),  dalla tragedia di Via del Carmine, nulla o quasi  è stato concretamente fatto.

A 14 anni di distanza, unna constatazione amara quella del Clero favarese ! Clero che si propone di organizzare un apposito Convegno sul tema,  nella prossima Quaresima, attraverso  il qualificato impegno dell’apposita Area del Consiglio Pastorale Cittadino (CPC), presieduto proprio da don Lo Bello,  che  sicuramente cercherà di coinvolgere,  tanti  Cittadini sensibili ed altre  persone  qualificate di buona volontà, unitamente alle Autorità preposte, a partire dalla Civica Amministrazione, con a capo il Sindaco Antonio Palumbo, perché si passi davvero al concreto, per evitare possibili ed irreparabili disastri.

Disastri !… quello che è facile a tutti notare, visitando il centro storico, dove davvero c’è solo da vedere. E sicuramente ci sono persone  che,  a diversi livelli hanno il compito e quindi il dovere, di vedere e provvedere.

Ricordiamo che   all’alba  del  23 gennaio 2010 a Favara,  verso le ore 7, in  via del Carmine, a qualche centinaio di metri dall’omonima  parrocchia, è crollata  un’abitazione  di tre piani, dove abitava la famiglia Bellavia:   marito e moglie, Giuseppe e Giuseppina,  che,  sono rimasti  tra le macerie ma in salvo seppur  feriti, mentre per i tre figli  rimasti sotto le macerie, ci sono stati seri  problemi.

Chi scrive, è stato presente alle operazioni di soccorso, con le autorità che subito sono arrivate, ….dal Sindaco Mimmo Russello, subitissimo,  …  allo stesso Prefetto di Agrigento Umberto Postiglione, sicuramente è arrivato sul posto del disastro,  meno di un’ora dopo.

Prefetto,  che al suo arrivo  è stato contestato, da un gruppo di giovani che poi   sono stati  convinti che non era proprio quello il momento delle polemiche, soprattutto perché continuavano, febbrilmente,  i lavori di ricerca tra le macerie della casa crollata.

Ricerche coronate da successo per Giuseppe di 12 anni, estratto vivo ed in discrete condizioni, che pare col telefonino sia riuscito a mettersi in contatto per chiedere aiuto,…  mentre, purtroppo, così non è avvenuto per la piccola Chiara, di  quattro anni,  che è stata tirata fuori ancora in vita,  ma è deceduta poco dopo; estratto pure  senza vita il corpo di Marianna di 14 anni.

Il ricordo di quanto avvenuto dovrebbe spronare tutti ad un serio impegno di recupero del Centro storico……senza perdere davvero altro tempo.

La Chiesa di Favara, ricorda ancora anche il comportamento dell’allora Arcivescovo, don franco Montenegro che fece  molto discutere, a tutti i livelli.  Allora Mons. Montenegro si è  rifiutato di presiedere i funerali,   per protestare contro quella che definiva , “una tragedia annunciata e che si poteva evitare“.   Presente in Chiesa  come un semplice fedele… “..il mio posto  –  disse allora Montenegroè tra la gente di Favara – con loro prego per Marianna, la piccola Chiara e per i loro genitori e per il piccolo Giovanni”.Non è un sottrarmi al mio ruolo di vescovo, di pastore della porzione di popolo che il Signore mi ha affidato – ha spiegato – ma un farmi solidale e vicino alla famiglia Bellavia in questo giorno che è giorno di preghiera e silenzio. Invito tutti a guardare al Crocifisso, nell’estremo grido di Gesù sulla croce sono contenuti e riecheggiano tutti i gridi dell’umanità intera e tutti sono bagnati dalle lacrime del Padre“.

Una tragedia annunciata”….Il Clero di Favara con le iniziative in corso  di preparazione, di cui si è discusso in questa riunione, vuole proprio evitare  che questo ancora succeda,  vista la situazione in cui continua a restare il centro storico.

Diego Acquisto

05-12-2023

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Riprendiamo da Sicilia on Presse un riscontro al nostro articolo

C’è nei favaresi una sorta di rassegnazione su tutti i problemi della città che il Clero ha avvertito e sul quale vuole fortemente intervenire per trasformare la loro arrendevolezza e rassegnazione in coinvolgimento e partecipazione attiva nelle soluzioni. 

Il capitano Leonardo Mirto da pochi mesi comandante della Tenenza dei Carabinieri di Favara, tra i primi suoi interventi, almeno per quelli a noi noti, ha voluto conoscere lo stato dell’arte del centro storico.

L’ufficiale dell’Arma ha aperto il vaso di Pandora e ha avuto piena visibilità da parte dell’opinione pubblica la vergona dell’inferno della zona a valle della Chiesa Madre, tra le vie Reale e Fonte Canali.

Ovviamente, i sacerdoti si sono sempre occupati della particolare problematica offrendo assistenza e ascolto ai residenti. Hanno fatto quello che hanno  potuto e continuano a fare, mentre dentro il vaso aperto dal capitano Mirto c’è altro, sul quale il volontariato non può fare nulla. C’è una parte del paese abbandonata a se stessa: abitazioni pericolanti, carcasse di auto, sudiciume, discariche abusive di rifiuti e l’elenco è lungo. Dentro questa sorta di favela ci vivono donne e uomini, famiglie.

E se la politica sul prezioso lavoro e sui risultati del capitano Mirto non ha avuto ne  lacrime, ne sorrisi, forse per un suo avvertito senso di colpevolezza, i sacerdoti dal canto loro, hanno voluto parlarne e affrontare la problematica.

Don Calogero Lo Bello, a tal proposito, ha convocato una riunione del Clero che si è tenuta nella parrocchia BMV  Mediatrice di tutte le Grazie alla quale hanno partecipato tutti i parroci di Favara.

Mi scuso fin da subito con i sacerdoti che mi leggeranno, ma chi scrive si sforza di raccontare i fatti da laico e sicuramente non focalizzerà come meritano gli aspetti strettamente ecclesiali dell’incontro.

Tornando alla nostra notizia, i politici, è risaputo, sono portati più alle parole che alle azioni concrete, se non fosse così, adesso, non staremmo a parlare dell’inferno del centro storico, generato dall’abbandono figlio dell’indolenza di chi amministra storicamente la città.

Il Clero ha un modo tutto diverso, per fortuna, ad affrontare le criticità: non parla tanto per parlarne, ma per accendere il faro dell’attenzione sul problema e lasciarlo acceso finché rimane tale.

Una prima azione tra le tante che saranno organizzate dai parroci sarà un convegno che si svolgerà nella prossima Quaresima attraverso la collaborazione dell’Area del Consiglio Pastorale Cittadino (CPC), presieduto da don Calogero Lo Bello,  “che  sicuramente – scrive don Diego Acquisto nel suo SanVito.it – cercherà di coinvolgere,  tanti  Cittadini sensibili ed altre  persone  qualificate di buona volontà, unitamente alle Autorità preposte, a partire dalla Civica Amministrazione, perché si passi davvero al concreto, per evitare possibili ed irreparabili disastri”.

E Favara ha già vissuto il suo irreparabile disastro 14 anni fa, con la tragedia di Via del Carmine con il crollo di un’abitazione che si portò le vite delle sorelline Bellavia. Da allora ad oggi poco è stato fatto.

Adesso c’è l’impegno dei parroci che chiamano i cittadini alla partecipazione, chiedendo loro di mettere da parte la rassegnazione in una sorta di: Non abbiate paura.

 

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