Attualità del messaggio  del Sinodo per la Chiesa e la società

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 Si tratta del recente messaggio che viene dal Sinodo dei Vescovi,  a conclusione delle prima sessione dell’Assemblea sinodale, in cui è stato posto al centro della riflessione comunitaria il tema della “Corresponsabilità” nella missione della Chiesa .

Una riflessione che – si nota subito – non riguarda solo la Chiesa, ma più o meno direttamente riguarda anche  la società civile, verso la quale non mancano spunti e stimoli sulla necessità di un’azione pure coraggiosa per un vero rinnovamento.

E se vogliamo essere ancora più precisi, si tratta, almeno in qualche punto,  anche di vere e proprie salutari punzecchiature che, –  nemmeno troppo velatamente – vengono rivolte all’attuale  “governance” politica in carica in  Italia e comunque in ogni sistema democratico.

Forse con qualche  attenzione  in più, – (mi viene da dire )-  al modo come viene tradotta in pratica e concretamente vissuta in Italia la democrazia.

In Italia, dove – come è noto –  è largamente diffusa   la  convinzione che la “democrazia”, anche quella praticata nel peggiore dei modi, tuttavia merita sempre di essere  giudicata il migliore dei sistemi politici, sino ad ora pensati e messi in atto.

In questo senso, nelle discussioni,   non manca spesso  un qualche  riferimento ad una frase rimasta famosa di  Winston Churcill,  primo ministro del Regno Unito,  nel periodo drammatico del 1940-1945, quando era in corso la seconda guerra mondiale, con il pericolo di una vittoria nazifascista.  Una  frase che esalta comunque la democrazia, che anche se giudicata negativamente in un  caso  particolare, subito dopo  tuttavia si aggiunge che comunque “sino ad ora, tra i tanti possibili sistemi di governo, non se n’è  trovato uno migliore”.

Per dire insomma   chiaramente che, pur con tutti i difetti, un sistema migliore della democrazia non c’è. Ed in questo senso è davvero difficile, se non proprio umanamente   impossibile dissentire.

La parte  del documento papale che  in genere a me pare dai mass-media  trascurata o che comunque non viene   a sufficienza affrontata è che la democrazia, per tutelare se stessa e non cadere nella disistima generale, deve avere la forza di  eliminare  e  correggere tempestivamente i possibili  difetti….come le  intolleranze ……gli abusi … i reati di vario genere in tutti campi, senza guardare mai  in faccia nessuno.

E quindi avere la capacità in democrazia   di sentire come   dovere   quello di correggere…. rivedere…ripensare…..un modo  sempre nuovo di governo nella logica della corresponsabilità; una logica   non al singolare come nella dittatura, ma  al plurale, con l’impegno e la fatica di  tutti, dato che il principio fondante è che la sovranità appartiene al popolo.

E nella nostra Costituzione, si aggiunge però subito dopo,  che questa sovranità il popolo la “esercita nell’ambito e nei limiti stabiliti” dalla stessa Costituzione.

Costituzione   che non può tollerare eventualmente,  leggi che ledano i valori ed i principi fondamentali  che riguardano i diritti e la dignità della persona umana, indipendentemente  dalla razza, dal sesso, dal colore della pelle,  dalle opinioni politiche o religiose…..ecc. ecc……

In questo senso,  ecco qualche spunto preso proprio dal documento finale, che sollecita sempre  ad “un cammino”.

La Chiesa cattolica – si dice –  è stata, fin dall’inizio, una rete di realtà locali di comunità, concretissime e umanissime, in continua tensione tra la particolarità di un luogo e l’universalità, secondo il principio “Per tutto l’uomo e per tutti gli uomini”.

Certo anche “la Chiesa che è una rete globale straordinariamente ricca, radicata nella concretezza del locale”, fa fatica ad esserne pienamente consapevole.

E quindi  ecco   la  prima sfida,  – (a mio giudizio di forte impatto con l’attuale realtà che stiamo vivendo a livello mondiale) –  con queste parole:  “Quanto sarebbe attuale, oggi, dare il senso di un grande cammino universale fatto di tante diversità, che pure riescono a parlarsi tra di loro?”.

L’altro importante   messaggio riguarda  l’intera  a società contemporanea,  Italia compresa, perché si giudica urgente  la ricerca di nuovi punti di equilibrio, per superare  le forti e laceranti tensioni in atto.

E quindi una punzecchiatura sulle le forme istituzionali di cui disponiamo;  che seppure in passato sono risultate utili, adesso, nell’attuale sensibilità e situazione,   sembrano ormai davvero  inadeguate rispetto alle questioni che bisogna affrontare.

A cominciare dalla democrazia – che viene definita nel documento   “ una grande conquista della modernità occidentale – ma che adesso rischia di naufragare sotto i colpi delle spinte massificanti e spersonalizzanti da cui derivano poi i populismi reattivi”.  E la guerra in corso alle porte dell’Europa   ne è  una prova.

Sicuramente, è sotto gli occhi di tutti , che la Chiesa di Papa Francesco non ha tutte le soluzioni alle varie  questioni. E soprattutto non vuole lanciarsi in una   battaglia identitaria, sentendo pero forte l’urgenza – se necessario, più che nel passato – di un confronto serrato con i principi del Vangelo.

Perché, proprio nello spirito del Vangelo vuole essere solo come il lievito, indicando piuttosto una via nuova che si può cominciare a percorrere, tentando un’esperienza inedita, tutta da costruire con la fatica di tutti,   sul piano comunitario e istituzionale.

In questo senso mi pare di cogliere un sentimento generale nella Chiesa e nella società,   anche  in territorio  agrigentino, a volere camminare insieme,  in spirito sinodale.

Diego Acquisto

3-11-2023

 

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