Domani 8 marzo: “Giornata internazionale dei diritti della donna”

Una Giornata  nota però, in genere, come “Festa della donna”,  dato  che  così viene erroneamente chiamata sia nella stampa che in campo pubblicitario.  Un’etichettatura erronea questa definizione di “Festa” della donna”, perché la dicitura corretta è “Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne”, istituita  sul finire del secolo scorso, con legge n.511 del  17 dicembre 1999, non con  motivazione di festa, ma di riflessione.

Una legge italiana, che pur collegandosi con quanto negli Stati Uniti ed in Europa era stato deciso nella prima decade del secolo,  viene precisato quello che si intende per violenza contro le donne. E si chiarisce che viene condannato  “qualsiasi atto di violenza di genere che si traduca o possa provocare danni o sofferenze fisiche, sessuali o psicologiche alle donne, comprese le minacce di tali atti, la coercizione o privazione arbitraria della libertà, sia che avvengano nella vita pubblica che in quella privata”.

Sappiamo quanto e come sia  necessario in questa nostra Italia concentrare il massimo di  attenzione l’aumento della violenza domestica contro le donne, perpetrata da familiari e spesso dal partner. E conosciamo già il notevole aumento dei  femminicidi,  in questo primo periodo dell’anno corrente.

La Chiesa non ha mancato di far sentire il suo pensiero ! e proprio Papa  Francesco ha detto che “le varie forme di maltrattamento che subiscono molte donne sono una vigliaccheria e un degrado per gli uomini e per tutta l’umanità. Non possiamo guardare dall’altra parte. Le donne vittime di violenza devono essere protette”. Protette e promosse in tutti i ruoli possibili, in sintonia con quanto fonti ONU invitano a operare affinché nel mondo si possa raggiungere una effettiva parità di genere entro il 2030.[

Ed in questa linea culturale, proprio L’Osservatore Romano, nei giorni scorso ha pubblicato una serie di articoli per denunciare quella che stanno subendo in Afganistan ed in  Iran, le donne afgane ed iraniane, dove la situazione è particolarmente difficile, con la negazione anche dei diritti fondamentali proprio alle donne.

Così, per esempio, vediamo v pubblicata una lettera indirizzata a tutte le donne che vivono in  Afghanista dove sappiamo quello che sta succedendo, proprio in questi giorni. E la stessa cosa, anzi forse ancora peggio in Iran.

Ecco il messaggio principale, da parte di una donna italiana: “Scrivo a te ragazza afghana….. a te che hai perso tutto quello che si poteva perdere e non sai se lo riavrai mai indietro. A te che non hai volto, non hai occhi, non hai corpo perché sei costretta a nasconderli dietro a un vestito che ti fa somigliare a un fantasma. A te per cui essere donna è fardello, invece che benedizione. A te che non hai nome perché non sei libera. A te che speri che la vita che ti cresce nel ventre sia vita di maschio, perché pensarla femmina ti appare un maleficio”.

Credo proprio che ci sia da complimentarsi con la napoletana  giornalista, scrittrice e docente che è Viola Ardone, sia  con L’Osservatore Roamno,   quotidiano vaticano;  che anche se non è  l’organo ufficiale della Santa Sede (ruolo ricoperto dagli “Acta Apostolicae Sedis”), ha tuttavia una propria linea editoriale.

E  Papa Francecso sempre dice di leggerlo ogni giorno,  perché  “organo del suo Partito”.

Diego Acquisto

7-3-2023

 

 

 

 

Comments are closed, but trackbacks and pingbacks are open.

This website uses cookies to improve your experience. We'll assume you're ok with this, but you can opt-out if you wish. Accept Read More