Editoriale

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giovedì 30.09.2004

 

Ha fatto discutere l’intervento di Mons. Betori, segretario generale della CEI, al Meeting di Rimini, lo scorso agosto. Un intervento che vogliamo brevemente riprendere per considerazioni che ci sembrano utili per comprendere meglio e valutare gli scontri in atto fra i Poli e forse anche le stesse tensioni mondiali, alla vigilia per i cattolici, dell’importante appuntamento di Bologna, che è la settimana sociale sul tema “La democrazia oggi: nuovi scenari, nuovi poteri”.

Col tracollo di Tangentopoli e la fine della DC, i cattolici sono andati incontro ad una diaspora tra i due Poli: parte nella Margherita o nell’UDEUR, da un lato, parte nell’UDC e in Forza Italia o in AN dall’altro. Due poli l’un contro l’altro armato, sperando ad ogni elezione nell’altrui estinzione, per potere vantare l’eredità della Democrazia Cristiana, della famosa Balena Bianca; ed in questo contesto, le polemiche dell’agosto scorso su De Gasperi, nel 50° della sua morte. Per questo è stato da più parti ribadito che la figura di De Gasperi, grande figura di statista, patriota e grande europeo, oggi è patrimonio di tutti gli italiani e di tutte le forze politiche, anche di quelle che provengono da tradizioni diverse da quella democristiana e che nel dopoguerra non condivisero le sue scelte. Il messaggio unitario è stato lanciato dal Prefetto della Congregazione Vaticana dei Vescovi, Mons. Re dal Duomo di Trento, nella giornata che ha celebrato il cinquantesimo anniversario della morte del grande statista, padre dell’Italia della rinascita e dell’Europa moderna, tentando così di cercare di porre fine alla corsa per l’accaparramento dell’eredità del suo pensiero.

E proprio su questo punto poi è stato chiarissimo il segretario generale della CEI, Mons. Betori a Rimini, che ha detto: “L’epoca del Partito unico va vissuta senza rimpianti, ora occorre evitare la deriva di un frammentarismo insignificante ed esiziale”. Proprio così; dal Partito unico dei cattolici, un’epoca che ha assunto un grande ruolo storico e forti benemerenze per il rafforzamento della democrazia in Italia, con tutto l’impegno per la ricostruzione dopo il disastro della seconda guerra mondiale, al momento attuale in cui il pericolo tra i cattolici italiani è costituito – per usare le parole di Mons. Betori – dalla deriva di un frammentarismo insignificante ed esiziale”. Tanti partitini cattolici divisi, sono più dannosi che altro. E le loro risse poco interessano alla Chiesa.  I Vescovi oggi puntano il dito, con grande franchezza, contro i tanti movimenti litigiosi e ansiosi di apparire sul palcoscenico della politica, pronti a delegittimarsi a vicenda.

La linea da seguire è quella che bisogna essere uniti – nelle attuali circostanze storiche (aggiungiamo noi) – non in un Partito unico, ma sui valori, con il coraggio di non annacquare i valori della persona e la fedeltà al Vangelo per essere un unico popolo di Dio tra la gente del nostro Paese. Tra i valori da tutelare con intransigenza, a qualunque Partito si appartenga, la dignità della persona, la promozione dei diritti dell’uomo, la solidarietà, il sostegno alla famiglia, il rispetto e l’accoglienza della vita, la responsabilità educativa, l’attenzione alle varie forme di povertà.

In un’Italia divisa in due, verticalmente, la Chiesa Italiana ha scelto di non farsi intrappolare nell’uno o nell’altro Polo. E combatte per salvaguardare un proprio ruolo autonomo. Una Chiesa unita sui valori del Vangelo per confrontarsi «con una cultura pubblica che, spesso – ha detto mons. Betori – dimentica delle radici cristiane, si contrappone ad esse con superficialità e supponenza». Una Chiesa che non si chiude in se stessa,  nella difesa della propria identità, ma che osa pensare in termini progettuali  per promuovere forme di accompagnamento nella ricerca di nuovi percorsi storici, suggeriti dalla mutata situazione.

E in questo scenario la prossima settimana sociale dal 7 al 13 ottobre, a BOLOGNA, dove sicuramente emergerà, da parte cattolica , la tanta voglia che c’è di tirare fuori l’Italia da ogni forma di liberismo sfrenato, comunque camuffato, liberismo sfrenato che produce solo tensioni e, ancora peggio, tanti nuovi poveri. Un appuntamento assai atteso, quello di Bologna, per un rinnovato impegno dei cattolici nel dare il loro contributo al bene dell’Italia, in un momento particolarmente travagliato di trapasso culturale, così come nell’immediato dopoguerra, quando fu il popolarismo di marca cattolica ad avviare in buona parte la ricostruzione del Paese. In atto, non mancano autorevoli esponenti del mondo cattolico che mettono in guardia dalla tentazione del populismo in Italia e mettono in guardia da quella che potrebbe diventare un’inesorabile deriva della nostra democrazia, minacciata dai poteri forti, che tendono a subordinare il potere politico a quello economico. E tra i poteri forti, anche la concentrazione dell’informazione in mano a pochi. Le speranze che si appuntano su Bologna sono positivamente accompagnate da un ritrovato spirito di unità nel mondo cattolico e tra la stessa Sacra Gerarchia della Chiesa.

Una Chiesa , quella italiana, in cui, sul panorama interno, i Vescovi hanno finito di chiedersi se i movimenti sorti dopo il Concilio erano la cura di cui la Chiesa aveva bisogno o la malattia che ne affliggeva il cammino. Una Chiesa in cui i diversi movimenti hanno finito di litigare tra loro. Un tempo di rinnovata consapevolezza di essere un unico popolo di Dio tra la gente del nostro Paese; un tempo in cui tutti i credenti – indipendentemente dalla loro appartenenza politica ad un Partito o ad un altro, ad un Polo o all’altro, – hanno il dovere della testimonianza di fedeltà concorde al Vangelo.

Don Diego Acquisto

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