Il senso del “Non possumus”… durante il Pontificato di Pio IX dal 1846 al 1878, in uno dei casi più controversi e problematici della storia moderna

A margine del film ”Rapito” di Bellocchio, che rievoca uno dei casi più controversi e problematici della storia moderna.

In rapporto a quel periodo in cui si svolge la vicenda del  film, mi viene subito da pensare a quanto,  non infrequentemente,   preferisce dire Papa Francesco. Che  ammonisce tutti, ricordando che la Chiesa non è fatta di Santi, ma di peccatori perdonati. Un monito che sicuramente – al di là del momento –  invita tutti a considerare  anche le debolezze e le fragilità, personali e quelle del tempo.  Non solo!  aggiungendo subito  di considerarsi  Lui, personalmente,  il primo peccatore, sembra davvero ammonire tutti a  stare sempre  in guardia, per  riconoscere  errori e peccati, anche del passato, … pur sempre desiderosi e protesi a migliorare, per quanto umanamente possibile.

Credo che  in questa ottica, bisogna leggere e capire il  film di Bellocchio, che ricostruisce storicamente, con dovizia di particolari  una vicenda della seconda metà del 1800. Una vicenda avvenuta negli ultimi decenni dello Stato Pontificio, da valutare quindi anche secondo la particolarità del luogo dove è avvenuta, cioè a Bologna che era nello Stato Pontificio ,  nella particolare situazione legale,   culturale  e di sensibilità  di quel tempo .

Siamo quindi nello Stato Pontificio, dove il Papa oltre che il potere spirituale esercita anche quello temporale, politico, giudiziale  e sociale. L’episodio  è quello del bambino ebreo Edgardo Mortara, sesto figlio di Salomone Levi Mortara ,   sottratto alla famiglia ebrea  perché battezzato. Che, proprio per questo, senza tenere conto di come sia stato amministrato il sacramento,   secondo la legislazione vigente nello Stato Pontificio,  bisognava educare, secondo  la fede cattolica.

Alla maggiore età sarebbe stato poi l’interessato, eventualmente,  a scegliere diversamente.

E questo spiega ilNon possumus di Papa Pio IX, che considerava suo preciso dovere  di coscienza anzitutto, tutelare  il “valore della fede”,   prezioso per la vita terrena e soprattutto  eterna.

Ma, per capire meglio anche questo,  ricordiamo in breve ed in concreto la situazione di quel periodo storico.

Il bimbo Edgardo Mortara, nato nell’agosto 1851, viene affidato ad Anna Morisi,  una nutrice;  il bimbo  quando ha 17 mesi,  è colpito da neurite. Anna Morisi, di fede cattolica, credendolo in pericolo di morte, approfittando dell’assenza momentanea della madre, prende un po’ d’acqua e  battezza il bambino; tutto quindi  all’insaputa dei genitori.

Da considerare  -(disposizione non trascurabile)– che le leggi in vigore nello Stato pontificio vietavano alle famiglie ebree di avere a loro servizio domestici cattolici anche allo scopo di scongiurare simili situazioni, (propeio come quella che si è verificata!):      la Chiesa,  infatti, aveva sempre proibito il battesimo di minorenni in mancanza del consenso dei genitori, salvo il caso in cui si trovassero in punto di morte.

Senza aggiungere altro, diciamo che nel film viene ricostruita tutta la vicenda in maniera concreta ed efficace, con una scenografia anche folkloristicamente ammaliante,  che invita a riflettere bene  per capire.

Noi, anche, a prescindere dal film,  vogliamo ricordare che la vicenda allora interessò tutta l’opinione pubblica, all’interno ella quale ci fu il “non possumus” di Papa Pio IX.   Così le comunità ebraiche del Piemonte insieme a quelle di Inghilterra e di Francia protestarono formalmente per l’accaduto. L’Alleanza israelitica mondiale inviò un messaggio che si concludeva con queste parole: “Rendete, Santo Padre, la pace e la felicità ai parenti del giovane Mortara, e la sicurezza a tutti quelli che il ratto di questo fanciullo ha gettato nelle inquietudini e nella diffidenza”. Interviene, pure  invano, —pensate – l’imperatore francese Napoleone III ed  anche il primo ministro del regno piemontese Cavour.

Tutto risultò vano…”Non possumus”, ! l’unica riesposta che in coscienza sentì di poter dare Papa Pio IX.

Il bimbo Edgardo Mortara, educato alla fede cattolica, una volta adulto, non volle più rientrare in seno alla famiglia né riabbracciare la fede nella quale era nato, perché, tra l’altro,  avvertì  la vocazione al sacerdozio,  e dopo la dovuta preparazione ed il conseguente discernimento dei suoi Superiori,  che ne avevano seguito il cammino,  fu ordinato prete.

E sicuramente possono risultare davvero importanti i  alcuni passi del memoriale con il quale lui stesso sacerdote protagonista della vicenda ricostruisce quanto accaduto. Con queste parole:  “Il fatto del battesimo, fu mantenuto nel più assoluto segreto dalla Morisi, sorpresa della mia pronta guarigione. Sei anni dopo, un mio fratellino di nome Aristide, cadde gravemente ammalato. Sollecitata con istanze la Morisi da una sua amica, a battezzare il bambino in extremis, essa si ricusò a farlo allegando per ragione la mia sopravvivenza al Battesimo, e così fu rivelato il segreto… Il Santo Padre per mezzo di una Congregazione Romana, incaricò il Feletti della mia separazione dalla famiglia, la quale ebbe luogo… intervenendo i gendarmi dell’Inquisizione, che io ricordo, il giorno 24 giugno del 1858. Fui condotto dai gendarmi a Roma e presentato a Sua Santità Pio IX , il quale mi accolse con la più grande bontà, e si dichiarò mio padre adottivo, come di fatti lo fu, finché visse incaricandosi della mia carriera e assicurando il mio avvenire”.

31-5-2023

Diego Acquisto

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N.B. L’articolo di cui sopra ha registrato – (mi pare –  e sta registrando molti lettori…,.proprio molti….-) –  suscitando, legittimamente,  qualche vivace reazione da parte di alcuni……Senza fare nome di nessuno, a me pare che l’osservazione più vivace, tagliente e discutibile,  è quella di chi letteralmente scrive:  !Credere che 150 anni fa non si aveva l’intelligenza e la sensibilità per rendersi conto che strappare un bambino dalle braccia di una madre e fargli il lavaggio del cervello per farne un prete, non è credibile.  Erano nelle condizioni che norme così disumane erano da rivedere. Il Papa poteva e non volle per crudeltà anche mentale……..”.

A parte il giudizio  sul lavaggio del cervello….veramente (e chiaramente) discutibile,…. il punto vero  forse è che  “il Papa poteva e non volle….”  perché chiaramente si contrappone al “Non possumus … con cui Papa Pio IX rispose a tutti.  anche  ai Grandi del suo  tempo…. sulla possibilità di dichiarare nullo il battesimo del piccolo…..amministrato dalla nutrice cattolica ,   all’   insaputa dei genitori…..

Bisogna riconoscere che  nulla c’è da eccepire sulla risposta del Papa…perché un sacramento validamente amministrato, come  insegna da sempre il Catechismo della Chiesa Cattolica, nessuna autorità umana ha il potere di annullare un sacramento validamente amministrato, …nemmeno il Papa….. in questo caso il battesimo.

Ricordiamo che secoli prima, un altro Papa , Clemente VII aveva risposto praticamente allo stesso modo (non possumus) ad  Enrico VIII, re d’Inghilterra,  che aveva chiesto l’annullamento del suo matrimonio-sacramento  con Caterina D’Aragona, per sposare Anna Bolena. Ed al suo netto rifiuto, ha fondato la Chiesa Anglicana, …..staccandola da Roma…

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Di Padre Maurizio Patriciello ……anche a proposito di tante forme… moderne  di “lavaggio del cervello”….

Calunniate, calunniate, qualcosa resterà». Non sappiamo con certezza chi abbia pronunciate queste parole, sappiamo però che aveva ragione. Le vittime di un’ informazione superficiale, gridata, o, peggio, manovrata per scopi politici, di interessi personali o di casta, sono sempre i più piccoli, i più fragili, i meno culturalmente attrezzati.

La Chiesa, voluta da Cristo, è e sempre sarà aperta a tutti. Non solo, ma la luce che da essa emana non è proprietà privata ma patrimonio dell’ intera umanità. La Chiesa, ricca di duemila anni di fede, di santità, di esperienze, anche negative, ha imparato a conoscere il cuore dell’ uomo. Anche quando le sue scelte potrebbero essere, a prima vista, incomprensibili, sono sempre per il vero bene dell’ uomo. I cristiani cattolici italiani non sono, non potrebbero mai essere, omofobi, se si dà a questo termine il giusto significato; se non lo si fa diventare un antipatico e insopportabile slogan che si ritorcerebbe alla fine verso gli stessi fratelli e sorelle omosessuali.

 

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