L’ubbidienza virtù per il superiore  e per l’inferiore

  Riproponiamo alla riflessione un nostro servizio del 29 ottobre 2016…esattamente  sei anni da, come oggi

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…..VALORE SACRO dell’UBBIDIENZA, virtù per il “SUPERIORE” e per l'”INFERIORE……Riflessione controcorrente e salutarmente  sconvolgente del monaco camaldolese P.Guido Innocenzo GARGANO……..

 

Nell’assemblea del Clero agrigentino, convocato per il primo Ritiro Diocesano del nuovo anno pastorale 2016-2017, alla presenza del Card. Francesco Montenegro….Ha invitato a riflettere sul valore sacro dell’ubbidienza, in cui nello sforzo di storicizzare sempre il mistero trinitario, del rapporto paritario tra le identità uguali ma diverse delle tre Persone divine, e segnatamente del Padre e del Figlio, deve finire per non esserci più, nella concreta prassi ecclesiale, un “superiore” ed un “inferiore”.

E ciò per realizzare, – nel momento delicatissimo in cui ci si rifà alla virtù dell’ubbidienza – un condiviso piano di Dio, con la conseguente fatica di scoprirlo, in sintonia comunionale.

Una meta questa, sicuramente molto elevata ed impegnativa, anche e forse soprattutto per il Superiore, le cui disposizioni non devono mai essere né apparire frutto di convenienze e calcoli umani.

Come è facile notare, una visione chiaramente diversa ed evangelicamente innovativa, rispetto alla famosa e tradizionale concezione gesuitica dell’ubbidienza “perinde ac cadaver”. Ricordiamo che Sant’Ignazio di Loyola (1491-1556) pretese per gli appartenenti all’ordine religioso da lui fondato, quello della Compagnia di Gesù, un’obbedienza totale, senza discutere. Nelle Costituzioni, scrive che il gesuita: “come se fosse un corpo morto (“perinde ac cadaver”), dal Superiore “si fa portare dovunque

 

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