A proposito del “mistero” di cui parla il direttore di Sicilia-tv

Un servizio questo andato in onda  nella prima  edizione pomeridiana del 26 gennaio u.s. di codesta rispettabile emittente televisiva favarese Sicilia-Tv e contemporaneamente  pubblicato dalla stessa sul suo sito online, dove è ancora possibile accedere.

Un servizio che alcune ore dopo aveva subito già superato il migliaio di visite e che adesso pare che abbia abbondantemente superato le cinquemila visite o forse anche oltre.

Un servizio sul cosiddetto mistero della mia permanenza come parroco nella stessa parrocchia favarese di S. Vito per oltre  50 anni, mentre ormai da un buon decennio non si contano più gli avvicendamenti dei preti nelle quasi duecento parrocchie della nostra vasta arcidiocesi, compresa Favara, la città più direttamente presa di mira nel servizio.

Credo che se mistero davvero c’era, a vedere, sentire ed ascoltare come sono andate le cose, tutto è stato ampiamente chiarito, senza ombra di dubbio, perché ogni cosa è stata spiegata e motivata, dal punto di vista giuridico, pastorale e personale.

Ma, da parte mia e non solo, anche rispondendo sui social, anche senza tenere conto di  alcuni che hanno espressamente detto di non essere interessati alla notizia, magari considerandola “non-notizia”,  da parte di altri, probabilmente non pochi e comunque sicuramente più numerosi dei primi, tra i quali il sottoscritto, si sono  legittimamente chiesti come mai un così straordinario numero di visite nella pagina online del servizio, quando nello stesso lasso di tempo, altri argomenti ben più importanti ne registrano solo alcune centinaia di visite.

Tutto ruota a mio giudizio sulla straordinaria capacità del giornalista e direttore di Sicilia-tv, Salvatore Sorce, che ha reso “appetitosa” la notizia, ipotizzando nell’introduzione  chissà quale mistero, scomodando i “poteri forti” che possibilmente potrebbero essere stati interessati, parlando di “bolla papale”, quando invece si tratta di normale bolla vescovile, insomma gonfiando il tutto, proprio per raggiungere l’effetto che è stato pienamente raggiunto, come certificato dal numero delle visite su cui non pare legittimo pensare a possibili manipolazioni.

Insomma il giornalista-direttore, in questo  si è  rivelato davvero bravissimo, così come troppo spesso opera tanta stampa oggi, praticando un tipo di giornalismo proprio moderno o forse meglio “post-moderno” che non si fa scrupolo,- come  ha scritto qualche mente davvero pensante favarese –   che  per l’effetto si muove volutamente nel  “disgressivo”, a cui io ho aggiunto anche  il “digressivo” per avere  la quota – chissà – di un giornalismo autenticamente post-moderno.

Un maestro di giornalismo di altro tipo e di eccellente qualità, nel panorama giornalistico agrigentino, è stato Mons. Domenico De Gregorio (nella foto), per tantissimi anni direttore del settimanale “L’Amico del Popolo”, nella cui redazione io per oltre tre lustri ho attivamente collaborato.  Da maestro saggio e sapiente, apprezzava spesso i vari servizi, anche nel campo minato della Pastorale diocesana, dicendosi sempre favorevole alla critica costruttiva, (e perché no ? anche con un pò di pepe, che giornalisticamente – diceva – non guasta mai !)  al gratificante conformismo di maniera o, ancora peggio, quando la penna viene usata solo come turibolo.

Un po’ di pepe giornalisticamente non guasta mai ! …..Ma tu, caro Salvatore, con grande disinvoltura e bravura ne hai usato più di un po’, accarezzando l’orecchio dei telespettatori e facendo emergere in maniera plastica tanta debolezza nel tessuto sociale, nel confronto  con le visite negli altri servizi più importanti,  per il solo motivo che  richiamano all’attenzione la responsabilità dei cittadini per il bene comune.

Un problema questo che ogni persona responsabile dovrebbe e deve mettere al primo posto.  Un problema che la stampa, anche quella locale, deve curare, evitando – come mi è stato scritto – che “la sobrietà oggi sia il disgressivo”  e  non gli eccessi.

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