Un messaggio forte di scottante attualità; il nostro cervello stressato più facilmente può restare vittima di “rintocchi di follia”.

In  margine ai “Rintocchi di follia”; da Favara  un messaggio forte per l’oggi. E il riferimento è alla ripresentazione di ieri sera al Teatro San Francesco di Favara della dolorosa storia del grande  drammaturgo agrigentino Luigi Pirandello, la cui moglie, Antonietta Portulano, era vittima di una paranoica forma di gelosia delirante  che la portava a convincersi  di essere continuamente tradita da marito   con più donne;  rendendo così impossibile, con le sue continue scenate, la vita del marito e dei figli, che dopo averla per tanto tempo sopportata, cercando invano di convincerla,  si sentirono costretti ad affidarla ad una casa di cura.

Una ripresentazione, perché come tiene a sottolineare  la brava regista e presidente del CIF Favara Antonella Morreale, già diverse volte questa sua rielaborazione della vicenda che ha colpito il grande scrittore agrigentino è stata rappresentata, ed in teatri anche molto famosi in grandi città d’Italia. Ma, questa di Favara, la sua città a cui è tanto affettivamente legata,  l’ha seguita con particolarissima  emozione, al punto di trascurare del tutto il suo look personale, per il quale ha chiesto scuse al numeroso pubblico che affollava la sala.

Pubblico che,  come è possibile notare dai social, appare unanimemente concorde nell’esprimere complimenti, nel definire riuscitissima  e spettacolare la serata, per le emozioni che ha trasmesso, con la grandiosità del lavoro realizzato grazie ai  magnifici attori scelti. Che hanno tutti fatto rivivere molto bene la delicatissima situazione umana e familiare,  con cui si è dovuto confrontare  il grande agrigentino, mentre scriveva quelle opere che gli hanno meritato anche il riconoscimento del premio Nobel per la letteratura.

Da notare che alla rappresentazione era presente, la pronipote di Luigi Pirandello Sofia, autrice  del libro dal titolo “Candido suicidio”, che nel primo pomeriggio era stato presentato nella vicina  Aragona, nella cripta della Chiesa del Rosario.

Nella rappresentazione di Favara il ruolo di Pirandello era impersonato da  Totò Costanza, quella della moglie Antonietta Portulano da Laura Pompeo, l’anima di Antonietta Portulano da Giovanna Dominici, la figlia Lietta da Zaira Picone, la cameriera da Selene Bosco. Tutti, soprattutto alla fine, sono stati   lungamente applauditi, cosi ì come i numerosi ragazzi  che all’inizio hanno allietato il pubblico con una loro scenetta ed i loro canori interventi.

In margine a tutto, nell’euforia generale per i meritati applausi per quanti si sono esibiti e per Antonella Morrerale, regista di tutto e cardine dell’ASSOCIAZIONE ARCOBALENO , –   alla quale anche noi auguriamo ancora una volta “ad maiora !” –   ci viene da sottolineare il messaggio forte che tutto lo spettacolo ha offerto.  Cioè la situazione difficilissima in cui si è venuto a trovare Luigi Pirandello, con la sua saggezza,  pazienza e maturità umana, nel sopportare sino a quanto è stato  umanamente possibile.

Il problema – in queste circostanze che non sono da augurare a nessuno –  come abbiamo sentito commentare  qualcuno degli spettatori –   è quello   di  un equilibrio davvero sottile tra lucidità e follia, con quella gelosia che induce a pensare  e credere reali,  situazioni assolutamente inesistenti.

Un messaggio forte e forse proprio  di scottante attualità, quando il nostro cervello, per esempio,  stressato anche dall’eccessivo uso della tecnologia, può restare vittima di devastanti “rintocchi di follia”.

Perché da più parti oggi si dice che forse ci stiamo giocando il cervello.  Forse ormai proprio tanti, per esempio, si sentono  terrorizzati dall’idea di  avere dimenticato il cellulare. E leggo che l’uso eccessivo dei mezzi tecnologici può contribuire a  portare nei più giovani un incremento non solo dei disturbi dell’apprendimento, ma anche di patologie depressive,  che magari poi all’occasione  possono pure favorire  la violenza.

Gli esperti dicono pure che l’unica cosa che il cervello non può fare è non imparare.  Perciò  il tempo eccessivo trascorso con i media digitali può lasciare tracce profonde ed anche   danneggiare  le capacità cognitive e la stessa socializzazione.

Diego Acquisto

25-4-2019

Antonella Morreale Grazie Padre Acquisto…. un articolo ben dettagliato … concordo con tutto quello che hai scritto… la” follia” oramai abita in tutti noi… p.s. pero’ alla fine anche se ero senza trucco e parrucco fatto “a me beddra figura ma fici !“.

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