Dal Calvario di Favara, un messaggio per migliorare la qualità della vita

Dal Calvario di Favara, nell’ ottica della Pasqua,  un forte messaggio per migliorare la qualità della vita

 Un invito concreto e incisivo, lanciato alla Comunità favarese, ma valido sicuramente a più largo raggio, negli spunti di riflessione, proposti ieri venerdì santo in mattinata dal giovane presbitero don Salvatore Casà al Calvario, prima dell’esposizione del Cristo sulla Croce;  e nella serata,   dal Padre Guardiano del locale Convento, Fra Alfio Lanfranco o.f.m,  prima della deposizione di Cristo dalla grande  Croce.

Comunità favarese  largamente presente con migliaia di persone (tra cui il sindaco Palumbo, con la fascia) in piazza Cap. Vaccaro, dove si trova il Calvario, sia nella mattinata che nella serata.

E  mi viene subito da aggiungere – breve, semplice, ma anch’essa profonda ed incisiva nella sua concretezza – è stata poi la riflessione finale dell’arciprete don Giuseppe D’Oriente, (nella foto)  in Piazza Cavour,  sulla necessità di far crescere concretamente nei fatti l’amore scambievole, con senso di responsabile consapevolezza.

Questo il senso profondo dei messaggi del Venerdì Santo a Favara.

La riflessione finale,  a conclusione della giornata, è avvenuta in piazza Cavour,  al momento della tradizionale, cosiddetta “spartenza”, della Madonna Addolorata che si deve separare dal suo  figlio Gesù morto.

Tutte e tre le riflessioni sono state proposte nella  logica della semplicità e della concretezza. Ma, mi sia consentito,  – per non risultare lungo e  magari ripetitivo –   dire qualcosa in più sulla riflessione proposta dal  Padre Guardiano del locale Convento, Fra Alfio Lanfranco o.f.m.

Una riflessione questa di Fra Alfio,  che ha tratto spunto dall’affermazione del centurione romano, che – cosi come riferisce  il Vangelo – osservando come erano andate ed andavano le cose riguardanti Gesù di Nazareth ormai messo in Croce,   tiene ad  affermare: “Veramente costui era il Figlio i Dio”.

Un’affermazione da riprendere e rilanciare, specie nel tempo presente,  mentre  da più parti si fa osservare che la presenza di Dio si oscura sempre più specie  nel nostro mondo occidentale, dove, comunque,  il processo di secolarizzazione è in atto in tutte le latitudini.

Certamente credere non significa aver capito tutto, ma, prima di ogni cosa, accettare di confrontarsi e quindi coraggiosamente fidarsi.

Perché la fede è come una porta e  se la si  attraversa, allora si ha la possibilità di un confronto; e magari di un cammino per un miglioramento di stile e qualità  della vita, liberandosi da pregiudizi e paure.

Certamente si può vivere anche senza fede, forse anche bene, secondo un certo modo di vedere – come ha tenuto a precisare Fra Alfio. Ma l’incapacità a comprendersi in un orizzonte di trascendenza, rende  probabilmente davvero più facile restare succubi del proprio anelito di potenza e desiderio di dominio.

Cosa che può pure avvenire quando si vive   un  certo tipo di religiosità solo di facciata, frutto di conformismo,  con venature  ipocritamente perbeniste.

Il contatto con la vera fede e con la realtà concreta ci può  premunire e comunque  liberare da tre malattie che  Fra Alfio, – presente a Favara solo da pochi mesi –  ha detto di avere osservato altrove, nei  diversi posti in cui si è trovato ad operare.

Perciò il suo messaggio, finalizzato a  migliorare umanamente  e spiritualmente, guardandosi  anzitutto dalla ludo-patia,  e  quindi anche dall’insicurezza personale che porta a possedere armi per difendersi; ed infine dalla cultura del disinteresse per l’ambiente.

Un aspetto quest’ultimo che produce danni ecologici non lievi, con gravi riflessi sulla salute fisica, provocando varie patologie.

Assurdo pensare e  dire che l’ambiente essendo di tutti non appartiene a nessuno ! e chiunque perciò può liberamente deturparlo, profanarlo e non rispettarlo.

L’uso delle armi oggi davvero un problema è grave !  troppe le armi in circolazione e l’aumento incredibile dei fatti di sangue, con tante perdite di vite umane,   ne è la prova eclatante. Mentre la ludo-patia, -ossia il disturbo da gioco d’azzardo – porta alla rovina di tante famiglie,  atteso che il soggetto ha  bisogno crescente di giocare, nel desiderio continuo di arricchirsi. Perciò continua sempre,   nonostante il risultato negativo delle sue azioni, che portano alla rovina economica di tante famiglie, con perdite ingenti di denaro.

Tre punti questi toccati da Fra Alfio che, unitamente alle altre proposte di riflessione di questo Venerdì Santo,   ricadono su questo tessuto sociale favarese, dove purtroppo di recente si sono verificati diversi episodi incredibili. Un tessuto allora – che , come forse non mai –  ha bisogno davvero di una vera   Pasqua di risurrezione.

08-04-2023

Diego Acquisto

 

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