Per il primo maggio di quest’anno, un allarmante messaggio della CEI

Per il 1° Maggio, quest’anno il  Messaggio della  CEI è un grrido di allarme .  Perchè si chiede anzitutto che   il lavoro sia  bonificato dalle tragedie.

Dalle tragedie  anzitutto ! ma  non solo. Anche  dallo sfruttamento e dal poco rispetto dei diritti sociali. Possiamo sintetizzare  così il messaggio che la CEI (Conferenza Episcopale Italiana) attraverso l’apposita “Commissione per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace” ha lanciato per tempo, esattamente lo scorso 19 marzo  solennità di S. Giuseppe,  in vista del primo maggio,  che domani  ripropone  la giornata ormai storica , in cui da parte di tutti  ogni anno viene festeggiato il lavoro.

Una riflessione davvero urgente e doverosa questa delle tragedie sul posto di lavoro, dato che  nel 2021, come ci   dicono i dati ufficiali pubblicati dall’ Inail,  gli infortuni mortali,  sono stati….(sentite !) 1.221  morti. Ed in questi primi mesi di quest’anno, secondo quanto si apprende, in questo settore, le cose non migliorano. Anzi, purtroppo, pare che proporzionalmente in questo primo trimestre, gennaio-marzo, gli incidenti mortali sono percentualmente aumentati.

(nella foto accanto il Card. Gualtiero Bassetti, presidente della CEI)

Il Messaggio dei Vescovi per la festa dei lavoratori  di questo 1° maggio 2022 porta il significativo titolo: “La vera ricchezza sono le persone». Dal dramma delle morti sul lavoro alla cultura della cura”.

Viviamo – dicono i Vescovi – in una stagione complessa, segnata ancora dagli effetti della pandemia e dalla guerra in Ucraina, in cui il lavoro continua a preoccupare la società civile e le famiglie, e impegna ad un discernimento che si traduca in proposte di solidarietà e di tutela delle situazioni di maggiore precarietà, puntando anzitutto a tutelare la risorsa più preziosa ed indispensabile che è l’incolumità e la vita del lavoratore.

La Chiesa che è in Italia non può distogliere lo sguardo dai contesti di elevato rischio per la salute e per la stessa vita a cui sono esposti tanti lavoratori. I tanti, troppi, morti sul lavoro ce lo ricordano ogni giorno. È in discussione il valore dell’umano,  l’unico capitale che è la vera ricchezza. Perché: “La vera ricchezza sono le persone: senza di esse non c’è comunità di lavoro, non c’è impresa, non c’è economia. La sicurezza dei luoghi di lavoro significa custodia delle risorse umane, che hanno valore inestimabile agli occhi di Dio e anche agli occhi degli uomini, agli occhi del vero imprenditore…”. L’Italia che cerca di risalire positivamente la china della crisi non può fondare la propria crescita economica sul quotidiano sacrificio di vite umane.

Di fronte allo scenario che abbiamo davanti, cioè dei 1.221 i morti dell’anno passato, la nostra coscienza è interpellata. Basta  più sfruttamento, discriminazioni, caporalato, mancati diritti, ineguaglianze. Il mercato del lavoro presenta falle consistenti, come la crescente precarizzazione che costringe molti lavoratori a cambiare spesso mansione e contesto lavorativo, esponendoli a maggiori rischi. Spesso, inoltre, le mansioni più pericolose sono affidate a personale mal retribuito, poco formato, assunto con contratti di breve durata, costretto ad operare con ritmi e carichi di lavoro inadeguati, in una combinazione rovinosa che potenzia il rischio di errori fatali.

Tutti dobbiamo oggi domandarci che cosa possiamo fare per recuperare il valore del lavoro; e quale contributo, possiamo dare affinché esso sia riscattato dalla logica del mero profitto e possa essere vissuto come diritto e dovere fondamentale della persona, che esprime e incrementa la sua dignità”.

Diego Acquisto

30-4-2022

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