Sulla vicenda di don Ernesto Lima

Don Ernesto Lima  dimesso dalla  Famiglia Ecclesiale di Vita Evangelica “Opus Matris Verbi”.—Una Famiglia religiosa, questa dell’ “Opus Matris Verbi” (Opera della Madre del Verbo di Dio)  di Diritto Diocesano, che proprio P. Ernesto Lima aveva fondato e  come tale, dopo una prima temporanea approvazione dal Vescovo di Agrigento, S.E. Mons. Carmelo Ferraro era stata poi regolarmente   approvata nel 2004 dall’Arcivescovo di Cosenza-Bisignano. Un’arcidiocesi questa, che dal 1986 è frutto dell’unione di due antiche sedi  vescovili calabresi,  Cosenza e Bisignano.

Ogni  famiglia religiosa ha un suo particolare carisma. Il carisma della famiglia religiosa di Padre Lima, è finalizzato a promuovere “la dimensione vocazionale contemplativa e ministeriale dei laici cristiani perché — come si legge nello Statuto fondativo —   siano agenti evangelizzatori, specialmente nelle nazioni scristianizzate e chiamate alla nuova evangelizzazione”.

Come  è facile notare –   un certo tipo di particolare impegno, in un  apostolato centrato sul  servizio della “Parola di Dio predicata e testimoniata”.

La notizia delle dimissioni decise dall’Autorità superiore, diffusa dal social più popolare che è facebook,  (da dove chi scrive lo ha appreso), addolora e  coglie di sorpresa tanti.

Sorpresa e dolore, non solo nella nostra provincia, dove pure  Padre Lima   è   conosciuto ed anche da non pochi stimato;  come, per esempio a Favara dove per diversi anni,  è stato Parroco nella Chiesa  della B.M.V. del Carmelo.

La dolorosa ma doverosa comunicazione, è firmata, per dovere d’ufficio,  dal nostro arcivescovo-metropolita S. E. Mons. Alessandro Damiano, al quale gli organismi vaticani hanno inviato il decreto con la decisione. Decreto dove si accenna pure alla cause, relative a “criticità che si erano create nel tempo tra P. Lima ed i sodali della Famiglia Ecclesiale ”, risultando vane le “cercate forme di dialogo e di confronto”  come pure “tutti i tentativi  risultati inefficaci e le problematiche  rimaste irrisolte”.

L’arcivescovo Damiano ha perciò, sinteticamente,   – così come ricevuto – ha  trascritto anche  le motivazioni che hanno indotto prima  il Visitatore Apostolico,    e poi,  a seguire,  anche il  Commissario Pontificio, a prendere concordemente  la necessaria, dolorosa decisione di dichiarare P. Lima dimesso.

Per cui,  con le dimissioni dall’Istituto imposte,  a Padre Lima cessano immediatamente  tutti  voti ed  insieme tutti  gli obblighi derivanti da quella professione religiosa. Inoltre,  Padre Lima “ essendo un presbitero, non può esercitare gli ordini sacri, finché non troverà un Vescovo che lo accolga nella sua Diocesi”. Ed a questo punto, finisce il comunicato.

Sicuramente P. Lima avanzerà la sua richiesta al   Vescovo di una diocesi, e dovrà chiedere  di essere incardinato,  cioè di voler  fare parte di una determinata famiglia presbiterale diocesana, con tutti i diritti ed i doveri connessi;  famigliadiocesana che potrebbe anche essere quella di Agrigento,  dove P. Ernesto è stato ordinato, prima diacono e poi presbitero, e dove è stato anche  parroco per alcuni anni .

Al momento, comunque,  è bene  precisare, che  la nostra è solo una nostra possibile, ragionevole ipotesi,   perché  effettivamente non ci è dato conoscere il pensiero e quindi  la decisione di Padre Lima. Una decisione necessaria perché il diritto canonico non ammette la possibilità di essere “clerici vagantes”, cioè chierici senza una famiglia precisa di appartenenza che, in genere,  è una diocesi.

Ricordiamo che in pieno Medio Evo furono così chiamati “clerici vagantes” tanti poeti e tante persone colte , che vagavano per le università, le città e le corti; persone   dotate di notevole indole artistica, che, senza dimora fissa,  spostandosi in diversi luoghi,  favorivano in quell’epoca  un   sensibile risveglio intellettuale; un risveglio che  allora  superava  le ordinarie condizioni sociali e la stessa fisionomia morale di quel tempo, quando “chierico” era sinonimo di persona  molto colta; e ricordiamo che Dante definisce  “Chierico grande” Federico II di Svevia (1194 – 1250), imperatore del Sacro Romano Impero, re di Sicilia e di Gerusalemme.

Ma nel Diritto canonico oggi in vigore,   al Chierico vero, che ha ricevuto cioè il sacramento dell’Ordine  anche col solo diaconato, (e quindi ancora di più col presbiterato, come nel caso), è vietato essere “vagante”.

Quindi  a P. Lima si impone subito di chiedere l’incardinazione in una  Chiesa particolare (cioè diocesi).

E dato che Padre Lima  è stato ordinato diacono e presbitero ad Agrigento, dove, tra l’altro per diversi anni  è stato parroco a Favara, e anche  Rettore della Chiesa patronale di S. Angelo a Licata, ecc…ecc.….dopo anni che è stato fuori diocesi, e  quindi incardinato altrove,  adesso chiedere l’incardinazione al Vescovo di Agrigento, sarebbe come un ritornare a casa. Ma questa è una decisione che solo Lui deve prendere.

Da parte nostra l’augurio di una saggia decisione, al fine  di   potere lavorare per il Regno, in comunione con la Comunità Ecclesiale  tutta.

Diego Acquisto

03.03.2023

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