24 Gennaio: Festa di S. Francesco di Sales patrono dei giornalisti….

Francesco di Sales, che grande e nobile  figura !    Nato in Savoia nel 1567 nel castello della sua nobile famiglia, studiò a Parigi e poi a Padova con brillanti risultati. Nobile savoiardo, bruciò ben presto le tappe della carriera di avvocato, ma a 26 anni sentì la vocazione a farsi prete e quindi operatore di pace nella Chiesa divisa dalla Riforma protestante. Aprì così il primo “giornale” cattolico, affiggendo manifesti catechistici sui muri delle case, conservando però nelle polemiche pubbliche una rara delicatezza.

Un’opera di apostolato che fruttò in pochi anni la conversione di migliaia di  protestanti, protestanti calvinisti, che rientravano nella Chiesa di Roma… Divenuto vescovo di Ginevra si dedicò alla “direzione spirituale” di innumerevoli persone, uomini e donne che domandavano alla sua delicatezza interiore il discernimento sulla propria vita. Inventò una spiritualità per i laici, e amante delle belle lettere e della lingua francese, istituì ad Annecy l’Academie Florimontane . Comprensibili perciò i motivi che indussero Papa Pio XI nel 1923 a proclamare S. Francesco di Sales, patrono della stampa e dei giornalisti.  San Francesco di Sales, in un tempo di lotte e polemiche, ha reso amabile la Chiesa; ed  è un vero riposo per l’anima contemplare questo santo, leggere i suoi scritti, tale è la carità, la pazienza, l’ottimismo profondo che dai suoi scritti si sprigiona.

Una ricorrenza quella di quest’anno del patrono dei giornalisti che avviene nel contesto di una opinione pubblica sconcertata e smarrita, per le vicende che impegnano spesso i mass media. Per cui non è difficile, nella discussione, passare dalla descrizione di scene concrete di violenza, dalla violenza verbale,…. a quella scritta. Una violenza non meno perniciosa per il bene comune e per la dignità della persona, segno di un pericoloso imbarbarimento dei costumi e del linguaggio, …..si può e si deve talvolta essere anche chiari nella valutazione delle situazioni,…dei problemi…nella visione diversa  da come affrontarli e tentare di risolverli….ma evitare ogni esasperazione….. evitare quella  radicalità nelle contrapposizioni…..che non produce nulla di buono……con dolcezza e fermezza si possono proporre i propri punti di vista…..    Francesco di Sales, giornalista perfetto e soave, (vissuto tra il 1567 ed il 1622, deve insegnare a tutti i giornalisti soprattutto a dire per intero la verità, ma sempre con garbo, con stile e soprattutto con rispetto, liberandosi sempre dalla tentazione di umiliare troppo o addirittura annullare la personalità di chi sbaglia, …….schiaffeggiandolo quasi con la verità,…… e quindi, col pericolo di cadere nell’eccesso opposto, cioè di servirsi della verità proprio mentre si dice di volerla servire.

Come ha auspicato recentement l’arciprete don Giuseppe D’Oriente, oralmente e per iscritto,  bisogna da parte di tutti  contribuire a contrastare  quella che oggi  rischia di diventare, s pecie in questo periodo,  una  vera piaga sociale.     Evitare cioè,   “l’abuso di parole per distorcere, travisare, depistare, offendere” quelli che la pensano diversamente”.

Diego Acquisto

24-1-2023

++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++

Buone notizie. Giornalisti al servizio della verità. «Liberi, coraggiosi e creativi»

Lucia Bellaspiga, inviata a Padova sabato 28 gennaio 2023 —AVVENIRE

A quattrocento anni dalla morte e nel primo centenario della proclamazione di san Francesco di Sales a patrono dei giornalisti, a Padova un Convegno sul comunicare oggi

«Non sarà un algoritmo a indicarci ciò che è bene. L’algoritmo ti mostra esattamente ciò che vuoi vedere e ti nasconde ciò che non vuoi vedere. Il giornalismo buono mostra ciò che è bene si sappia». Così Paolo Ruffini, prefetto del Dicastero per la comunicazione della Santa Sede, sintetizzava ieri in Sant’Antonio di Padova il senso più attuale di un giornalismo che sia memore della sua stessa identità. Il convegno “Tutto appartiene all’amore”, organizzato da Ucsi (Unione cattolica stampa italiana) e Isre (Istituto internazionale salesiano di ricerca educativa), celebrava i 400 anni dalla morte di san Francesco di Sales e i 100 anni dalla sua proclamazione a patrono dei giornalisti, dando la parola a operatori della comunicazione venuti da tutta Italia nella città in cui il santo di Sales si laureò.

Ad aprire i lavori è stato il vescovo di Padova, Claudio Cipolla, che proprio a partire dalla lettera apostolica di papa Francesco “Totum amoris est” ha avviato il dibattito: «La domanda vera è: dove si trova il maggior amore? L’arcivescovo Zuppi su Avvenire ha scritto che di fronte alle pandemie delle tante guerre nel mondo c’è bisogno di un “Pnrr dell’informazione”, dove il Piano nazionale di ripresa e resilienza della politica diventa invece un “piano nazionale di rispetto e responsabilità”. Lo ha sottolineato anche il segretario di Stato della Santa Sede, Pietro Parolin, nel suo messaggio: “Questa celebrazione susciti un rilancio dell’autentica missione al servizio della verità, e propositi di testimonianza ispirata ai perenni valori cristiani».

Oggi più di ieri al giornalismo è richiesta una marcia in più, ha spiegato Paolo Ruffini, secondo lo stile che fu di san Francesco di Sales: «Dobbiamo saper discernere oltre l’apparenza e il chiacchiericcio, come ci chiede il Papa. Per farlo occorre saper essere liberi, ma la libertà richiede coraggio e creatività». In un tempo dominato dalla solitudine e dalla guerra, il comunicatore ha il compito di costruire un “giornalismo di pace” a partire da se stesso, affermando una comunicazione non ostile, «tutto questo è possibile – ha assicurato Ruffini – senza vanagloria, sapendo che siamo solo strumenti in questa Babele. Allora troveremo un nuovo umanesimo». —-Sta citando Carlo Maria Martini, «Babele è il luogo degli appuntamenti mancati, quando la confusione dei messaggi determina un pessimismo sociale sistematico, quando una società è raffigurata solo nelle sue mancanze…».

L’esempio viene da lontano, quando nel 1966 Paolo VI proprio nel celebrare san Francesco di Sales spiegò ai giornalisti dell’Ucsi il perché della sua proposta di arbitrato dell’Onu per la pace in Vietnam: «Abbiamo parlato con il cuore di chi non ha da conseguire alcun vantaggio proprio – ha letto Ruffini dalle parole di papa Montini –, di chi non attende tanto l’esito dei suoi passi, quanto la testimonianza della propria coscienza». Erano gli “audaci tentativi” di quella pedagogia della pace che oggi chiama a raccolta i media.

«Ma per fare questo è necessario documentarsi – ha ammonito padre Giulio Albanese, giornalista missionario comboniano –. Le semplificazioni di un giornalismo manicheo, che senza studiare le fonti e le vere cause divide buoni e cattivi, cowboy e indiani, sono la cosa più pericolosa. Per comprendere la complessità degli eventi bisogna raccogliere informazioni, capire, saper leggere i segni del tempo come faceva san Francesco di Sales.» Ad esempio parlare di Africa come di “un Paese”, quando è un continente di 54 nazioni diversissime, è disinformare. Peggio: “L’Africa è povera”, si scrive in automatico, «invece galleggia sul petrolio, se potesse godere delle sue ricchezze anziché esserne derubata sarebbe il Canton Ticino, queste cose vanno raccontate o no?».

E ancora: «È giusto piangere quando muoiono i bambini. Non quando muoiono i bambini cristiani». E nel mondo «il 1% della popolazione detiene le ricchezze del 99%. Lo si scrive?». I bravi colleghi lo fanno, conclude, «ma una cosa è certa, il giornalismo è terra di missione».
Lo hanno testimoniato con le loro esperienze personali gli inviati dei vari media, da Avvenire a Fabio Bolzetta di Tv2000, dalla vaticanista di Rai3 Vania De Luca ai giovani reporter di Cube Radio, emittente dell’Istituto universitario salesiano di Venezia (Iusve), coordinati nel dibattito da Vincenzo Varagona (presidente nazionale Ucsi), Mimmo Vita (presidente Ucsi Veneto) e Michela Possamai (presidente Isre), con il commento storico affidato ai docenti dell’università di Padova Vittorio Berti (Storia del cristianesimo) ed Enzo Pace (Sociologia delle religioni).
Presenti nel folto pubblico anche numerose persone sorde, delle quali san Francesco di Sales è protettore. Un assist raccolto da Ruffini: chi sono i veri sordi del nostro tempo, se non i giornalisti che non sentono con il cuore?

 

 

 

Comments are closed, but trackbacks and pingbacks are open.

This website uses cookies to improve your experience. We'll assume you're ok with this, but you can opt-out if you wish. Accept Read More