Papa Francesco piange e prega per la situazione generale

E’ avvenuto nel pomeriggio, della  solennità  liturgica dell’Immacolata,  in Piazza di Spagna a Roma, davanti allo storico monumento proprio all’Immacolata dedicato, dove  Papa Francesco, riprendendo  la tradizione  interrotta da due anni per l’epidemia coronavirus,  sì è recato per pregare per l’Italia e per il mondo intero.

Un Papa che piange e singhiozza, mentre una folla silenziosa ascolta in silenzio; e poi,  dopo un momento di comprensibile sorpresa,   esprime partecipazione e vicinanza alla sofferenza del Papa, con un applauso. Una scena che resterà nella storia, a ricordo di un  momento particolarmente doloroso che l’umanità sta vivendo, per la guerra in Ucraina anzitutto,  per le tante guerre locali, e sicuramente non solo.

Non solo perché Papa Francesco segue, forse come nessun altro, quello che va avvenendo sul piano politico,  nei rapporti personali troppo spesso velenosi e poi sul piano della giustizia sociale, per l’impennata dei prezzi e dell’inflazione,  che genera  crescente povertà.  Tutto a dimostrazione  di quanto in politica gli interessi di parte siano prevalenti sul bene di tutti, sul cosiddetto “bene comune”.

Verrebbe da gridare “Basta con una politica di corto respiro”, con politicanti improvvisati, senza una visione di futuro, che vengono giustamente definiti, più che statisti, stagisti della politica, in grado di puntare  solo all’interesse personale o al massimo del proprio gruppo.

Al riguardo il grande Alcide De Gasperi, soleva ripetere che “…un politico guarda alle prossime elezioni, uno statista guarda alla prossima generazione”.

Le lacrime del Papa, per tutta una situazione complessiva che non va sul piano internazionale ed interno,  almeno in Italia,  dovrebbero suscitare subito uno scatto di responsabilità in nome dell’interesse generale del Paese. Interesse per l’Italia che deve prevalere sulle pur legittime  posizioni di parte, ed identificare presto quello che è necessario e possibile per il bene di tutti.

E come ha tenuto a precisare  il Presidente della CEI, il cardinale  Matteo Zuppi, pluralismo e confronto dialettico sono una ricchezza irrinunciabile per la democrazia ma “in un momento come questo” veramente si richiede che il confronto avvenga nel rispetto reciproco, senza spargimento più o meno dosato di veleni, per l’avvio di interventi decisivi, sui quali da mesi si sta discutendo “…e che condizioneranno i prossimi anni”.

La crisi di oggi per cui Papa Francesco ha pianto, prima ancora che politico-economica è una crisi morale. Per questo Papa Francesco ha pianto e pregato, in un momento particolarmente significativo.

Perché, come diceva San  Paolo VI, papa dal 1963 al 1978,  bisogna puntare ad una “politica alta”, frutto di seria formazione, e non d’improvvisazione.

Altrimenti il rischio concreto è quello di ridurre la  politica ad un affare, se non  malaffare;  o  chiaramente a  spartizione d’interessi.

Diego Acquisto

 10-12-2022

 

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