Verso un nuovo, coraggioso modo di vivere e praticare la  pastorale anche in terra agrigentina, dopo un incrocio provvidenziale di eventi

 

Un’esigenza di rivedere la pastorale con un occhio diverso, che inizia durante  l’episcopato del Vescovo S. E. Mons. Carmelo Ferraro in terra agrigentina dal 1988 al 2008,  con una spinta sensibile poi a partire dal maggio 1993, quando la diocesi riceve la visità del Papa Giovanni Paolo II. Il Quale poi nell’Anno Santo del 2000, nel quadro di riordinamento delle diocesi riconosce a quella agrigentina  la titolarità di arcidiocesi come sede metropolitana, con le diocesi suffraganee di Caltanissetta e Piazza Armerina.

A Mons. Ferraro al quale perciò spetta il nuovo titolo di arcivescovo-metropolita  a partire dal 2000,  per raggiunti limiti di età nel maggio 2008 succede l’attuale arcivescovo-metropolita don Franco Montenegro; che Papa Francesco, sorprendendo positivamente  tutti per la sua innovativa sensibilità pastorale verso gli ultimi e le periferie del mondo,  nelle modalità che sappiamo, nel 2015 crea cardinale;  intanto il nostro don Franco   aveva anticipato in terra agrigentina alcune spinte pastorali innovative  proprie di Papa Francesco.

 

Adesso anche alla luce di tutto questo, nessuna meraviglia se anche  a margine della morte di don Baldassare Meli (nella foto), ci si interroga su un certo  tipo di  provocazioni pastorali per il Clero agrigentino.

 

 

 

E, –  vedi caso provvidenziale, – proprio  venerdì 26 u.s., dopo mesi di sospensione per la pandemia, si è tenuto al Seminario di Agrigento un incontro di spiritualità , con un taglio particolare e con la partecipazione di una quarantina di sacerdoti delle foranie più vicine al capoluogo.

E mentre – come normale –  ritorna  in mente  qualche  spunto di riflessione  proprio dell’incontro di spiritualità del giorno precedente,  ecco giungere la  notizia  della morte di  don Baldassare Meli , parroco a Castelvetrano, ma nativo di Aragona e quindi figlio di questa terra agrigentina,  che  nella Chiesa Madre della città in cui era nato,  il 4 aprile del 1971 era stato ordinato presbitero-salesiano dall’allora  Vescovo di Agrigento  mons. Giuseppe Petralia.

 

Don Angelo Chillura (nella foto) attuale parroco-arciprete di Aragona nel comunicare la data dei funerali per lunedì  29 ,  nella parrocchia di S. Lucia di Castelvetrano, annuncia contestualmente  la celebrazione di una Santa Messa di suffragio anche ad Aragona, per questo figlio della terra aragonese,  “testimone coraggioso e fedele”, riservandosi di comunicare successivamente la data.

Coraggio e fedeltà hanno contraddistinto don Baldassare Meli SDB; un presbitero agrigentino cioè   della famiglia salesiana che  ha largamente dimostrato queste doti nei 49 anni di sacerdozio, a favore soprattutto dei ragazzi poveri ed abbandonati, vittime della mafia e della pedofilia,  prima nell’Oratorio del quartiere di Ballarò a Palermo, nella Casa di Santa Chiara, gestita appunto dalla Congregazione dei Salesiani, e successivamente su una frontiera non meno difficile  a Castelvetrano, dove per i giovani si presentavano gli stessi problemi, magari con la differenza della quasi unica  accentuazione  della tentazione  mafiosa,  essendo questa la terra del latitante Matteo Messina Denaro.

In tutti i social, come è facile riscontrare …  da molti anni don Meli viene descritto come un  prete  sempre pronto a dispensare a tutti gratuitamente conforto, coraggio, rifiuto della violenza, speranza , senza distinzione alcuna,  da buon salesiano, secondo lo spirito proprio di don Bosco.

Operando in realtà davvero molto problematiche e difficili, – (come tengono a precisare giornalisti e uomini di chiesa) –  mai ha avuto paura di svelare anche  le situazioni più raccapriccianti,   dove a danno anche dei minori operano orchi e orchesse, in un contesto di  squallore e di terrore.  Così, per esempio, grazie alla sua opera pastorale all’Albergheria  si è resa possibile  quella colossale operazione  che ha portato all’arresto di tante persone per pedofilia,  compresi diversi familiari delle piccole vittime.

Inoltre, il suo impegno poi per i profughi e rifugiati non ha bisogno di essere ricordato. A chi gli diceva che le  scelte che faceva erano  pazzia,  spesso rispondeva che nella Chiesa c’era “un altro pazzo che porta il nome di Papa Francesco” e quindi diceva di  sentirsi un buona compagnia.

Ma, a valutare l’operato di don Baldassare Meli sul terribile, delicatissimo fronte della pedofilia,  sicuramente  non pochi dei preti presenti all’incontro agrigentino di venerdì, stanno ripensando all’episodio raccapricciante  a cui ha accennato  il relatore don Francesco Vaccaro Notte,  ormai da diversi anni, esorcista.

Un episodio che sicuramente ha colpito per la crudeltà di quanto avvenuto e la terrificante croce che può capitare ad una creatura umana innocente, di cui solo Dio ed il diavolo possono essere a  conoscenza.

E sicuramente Dio, con quella sua immensa e divina misericordia, che sfugge ad ogni legge umana sia civile che ecclesiastica, sarà venuto incontro alla poveretta.   Una fanciulla che viene violentata dal fratello maggiore, rimanendo incinta, e quindi costretta contro sua volontà dalla madre ad abortire. Non solo ! la “madre” poi la caccia di casa , denunciandola alla pubblica opinione come “prostituta”.

Ci può essere una prova più grande, più terrificante ed  assurda  di questa per una creatura umana?

Anche se oggi  doverosamente, nel rispetto dei principi, si deve pensare ad un nuovo modo di vivere e praticare la  pastorale, sicuramente un caso più scabroso di questo, è difficile  immaginarlo.

Il che non può che sfidare, provocare  e tormentare  la coscienza non solo dei pastori, ma di tutta questa nostra povera e fragile umanità.

Diego Acquisto

27-6-2020

 

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