Favara, festa della Legalita’ – Ricordato Stefano Pompeo nel giorno del suo compleanno

Si susseguono a Favara gli appuntamenti virtuali in streaming della Festa della Legalità, tutti interessanti, ma quello di ieri è risultato particolarmente significativo, perché appositamente concentrato su un episodio specifico: il ricordo di un gravissimo fatto di sangue che 21 anni fa sul finire di aprile costò la vita ad un ragazzo di 12 anni, Stefano Pompeo che proprio ieri 7 maggio avrebbe compiuto 33 anni.

Ad organizzare, per accordi presi  in precedenza,  l’incontro-dibattito in questa data particolare del compleanno di Stefano Pompeo ci ha pensato l’Università della terza età,  l’“Unitre-Empedocle di Favara”, cioè, un’associazione Onlus  di carattere  socio-culturale che tante altre benemerite iniziative porta avanti nel corso dell’anno.  E sempre nell’ottica  di  promuovere il  valore della Legalità, la cultura  di salvaguardia dell’Ambiente ed  il valore della Vita.

Questo incontro  è stato magistralmente condotto dal dott. Giuseppe Veneziano, figura ben nota, anche  perché “principe” dei commercialisti agrigentini, che, dopo una sintesi delle principali iniziative realizzate dall’Unitre, come moderatore ha introdotto saggiamente la discussione, con gli interventi  dell’Assessore Miriam Mignemi in rappresentanza della Sindaca Anna Alba, del  presidente dell’Unitre  dott. Diego Caramazza, dell’arciprete don Giuseppe D’Oriente  e di qualcuno degli stessi familiari di Stefano  Pompeo oltre alla mamma.

Nella stessa giornata di ieri, in altro dibattito, si potevano anche seguire altre riflessioni sul valore costituzionale della libertà,  come per esempio quello particolarmente  vivace e qualificato, con riflessioni pertinenti sul diritto fondamentale, contro ogni prevaricazione, alla libertà dei cittadini, garantito dalla Costituzione, della giovane  Giulia Montaperto, che ha parlato anche del dovere di  uno sviluppo della coscienza civile e democratica.

Ascoltare  questo tipo di incontri in streaming sulla Legalità,  c’è davvero da  godere e complimentarsi; e forse mai come quest’anno in questo tempo cosi problematico del coronavirus,  il tema-legalità è stato cos’ sviscerato ed approfondito. Davvero tanti nelle varie trasmissioni i  messaggi positivi offerti.

Ed in questo clima a me e sicuramente ad altri  è venuto da pensare a ventuno anni fa,  quando  ancora non c’era a Favara la settimana della Legalità, la cui celebrazione  sarebbe iniziata nel maggio  2009 e  perciò quella di quest’anno è la XIIma edizione. Comunque anche allora, nell’aprile 1999 , in un pubblico documento della Chiesa locale tramite il CPC ,  nei giorni immediatamente successivi alla tragica morte del dodicenne Stefano Pompeo, fu chiesto alle Autorità competenti di agire con sollecitudine per “isolare e fare terra bruciata  – si scriveva –attorno a quanti si lasciano irretire in gruppi di mafia e comunque malavitosi, assicurando alla giustizia i colpevoli, essendo questo il dovere dello Stato”.

Perché era già chiaro nella coscienza collettiva dei cristiani favaresi che  in una società bene ordinata i diritti della giustizia devono essere sempre salvi. E quella cristiana non è la cultura del facile ed insipido perdonismo.

La giustizia umana deve sempre  fare per intero sempre il suo dovere; deve fare il suo corso ed è dovere di coscienza di tutti, vincere l’omertà e  favorire il lavoro della Magistratura.  Un lavoro di indagine che dura  da troppi anni e di cui, finalmente,  si è tornato a parlare l’anno scorso, proprio in questi giorni, anche per il pungolo di un valente giornalista come Gero Tedesco, con la notizia che erano stati consegnati a tre distinte persone tre avvisi di garanzia.

Ed è bene sapere e capire che nell’ottica cristiana  la conversione a cui vengono invitati i mafiosi, passa anche dall’accettazione della giustizia umana, della quale si devono accettare le pene, come segno anche di autentico pentimento e di riconciliazione con la collettività.
Ed a proposito di perdono cristiano, mi pare di poter dire che i genitori di Stefano Pompeo, Giuseppe e Carmelina Presti, pur affranti dal dolore, dando testimonianza di fortezza cristiana, un anno dopo, in occasione dei Giubileo diocesano dell’Anno Santo del 2000 dei Gruppi del Rinnovamento dello Spirito, nella nostra Cattedrale di S. Gerlando, hanno pubblicamente espresso sentimenti di perdono.

Una toccante testimonianza, allora tramite Telepace-Agrigento, e poi ripresa da tutte le emittenti nazionali, che ha subito fatto il giro del mondo, in cui si sottolineava  come risultasse chiaramente invertita quella logica che non infrequentemente nel nostro ambiente parla invece il linguaggio dell’invettiva e della vendetta, aggiungendo così al male, un altro male.

Un linguaggio cioè chiaramente  non cristiano,  che invece si caratterizza per la forza ed il coraggio di amare, malgrado tutto e tutti, pur facendo contemporaneamente di tutto, perché la giustizia umana faccia bene il suo corso.

Diego ACQUISTO

8-5-2020

 

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