Favara-Due assemblee affollate per il XXV di sacerdozio di don Giuseppe e don Sergio

Favara- A margine  del XXV di sacerdozio  di don Giuseppe e don Sergio – All’indomani della partecipata, solenne concelebrazione in una Chiesa Madre gremita come nelle grandi occasioni, alla presenza delle massime autorità militari, politiche  e civili, presente anche in forma ufficiale il Sindaco di S. Elisabetta paese natale di don Giuseppe D’Oriente, oltre alla  Sindaca di Favara Anna Alba anche Lei con la fascia tricolore, una riflessione che forse si ha il dovere di fare è sul ministero presbiterale e sul modo come si vive e si incarna a Favara.

E perciò  al di là delle tante valutazioni positive che abbiamo ascoltato sul modo anche diverso come lo incarnano i due  festeggiati,… a festeggiamenti conclusi la riflessione comune  mi pare che non possa non concentrarsi sul ministero presbiterale in sé.

Intanto, preliminarmente dobbiamo precisare per chi ci legge, che quasi  contemporaneamente alla concelebrazione della Chiesa Madre per don Giuseppe D’Oriente,  un altro parroco, don Sergio Sanfilippo,  sempre a Favara, nella sua Chiesa della BMV Mediatrice di tutte le grazie al quartiere Luna, anche lui in una  Chiesa gremita, ringraziava il Signore per lo stesso motivo, essendo stato ordinato presbitero lo stesso giorno, da parte dell’allora Vescovo Mons. Carmelo Ferraro, nella Cattedrale.

Adesso a 25 anni di distanza, mentre dalla Matrice si pensava e si pregava anche per don Sergio e la sua comunità,  la stessa cosa avveniva viceversa, da parte dell’altra assemblea della Luna, in un intreccio di auguri e preghiere.

Che  magari alcuni avrebbero desiderato evitare  con un  momento unico di fisica comunione, ma che in realtà forse così  è risultato  ancora più efficace, perché neanche la Chiesa Madre sarebbe risultata sufficiente per tutta quella parte di popolo di Dio che affollava l’altra assemblea.

Un’osservazione elementare questa, che ci fa toccare con mano quale incidenza abbia la religiosità nel tessuto sociale, con buona pace di quanti, vittime di una distorta cultura, vorrebbero relegare nel privato la fede.

Ovvio poi che in entrambe le due assemblee c’è stato un intreccio di auguri e preghiere ognuna  per l’altra.

Ed a margine di tutto credo che ciascuno, al di là delle positive  valutazioni sul servizio dei due presbiteri-parroci, ciascuno  con le proprie peculiari caratteristiche, … sia portato a dedicare qualche riflessione sul ministero presbiterale in sé  e su quello di un parroco in particolare.

Un ministero in sé che è esercitato da un prete che è un uomo, – (e don Mazzolari aggiungeva subito “guai se non lo fosse!”); un  ministero quello del prete, che serve un grande mistero.

E come uomo ogni prete ha un suo stile personale,   pur con il dovere di ricordare che egli non è  di nessuno perché è di tutti;  e che il prete non è prete per sé, non dà l’assoluzione a se stesso, anzi come espressamente chiarisce l’autore sacro della lettera agli Ebrei – egli  ha il dovere di offrire a Dio preghiere e sacrifici per sé e per gli altri, per i suoi peccati e per quelli del popolo. (Eb. 5,1-3).

Riguardo al modo come questo ministero è vissuto a Favara da don Giuseppe D’Oriente, per l’assemblea a cui ho partecipato,  devo dire che  soprattutto qualche messaggio proposto offre davvero tanti spunti di  riflessione.

Per esempio l’introduzione  augurale   di Stefania  FIORENTINO, una giovane ragazza che ha parlato a nome dell’Unità Pastorale del Centro storico (Carmine- Transito – Matrice, a cui aggiungere pure il servizio  all’impegnativa Rettoria del Rosario); Unità Pastorale per incarico dell’arcivescovo don Franco, assegnata pure  al servizio di don Giuseppe D’Oriente.

Stefania ha paragonato il ruolo del presbitero, nel caso concreto quello di don Giuseppe, al ruolo del conducente di una grande carovana di persone in pellegrinaggio verso il Cielo.

Un pellegrinaggio – ha detto – in cui  “Gesù ci chiama a coinvolgere quanti più compagni è possibile per essere assieme  “viaggiatori della Fede, viandanti dell’Amore, esploratori della Speranza, escursionisti della Carità, e tutto questo in ognuno dei ruoli che ricopriamo: da sposi, padri, madri, figli, fratelli, sorelle, amici, laici, sacerdoti”.

E  la giovane Stefania  dice di comprendere bene cheguidare una Comunità non è facile. Guidare più di una Comunità è difficile. Comprendiamo che spesso il ruolo del conducente diventa complicato, un po’ perché i passeggeri possono fare capricci, un po’ perché la strada  è piena di deviazioni e buche”.

Bastano queste pennellate, con l’assicurazione comunque della preghiera per chiedere l’assistenza dello Spirito, per fare riflettere in quale ottica positiva  un certo filone giovanile da Stefania rappresentato,  guardi ed accolga il ministero presbiterale; non diversamente da quanto i Padri della Chiesa con altre parole  e toni ci hanno insegnato .

Diego Acquisto

4-XI-2019

 

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