Organizzato dalla Confraternita della Santa Croce del Calvario, il XXVII Raduno diocesano della Confraternite a Favara

In margine al recente raduno delle Confraternite a Favara– Se n’è interessata largamente la stampa di ogni indirizzo, con un giudizio ampiamente favorevole. Ed il riferimento è al max-raduno o Cammino, giunto alla XXVII edizione, delle Confraternite  di Agrigento che si è tenuto domenica scorsa a  Favara, a cui hanno partecipato 25 Confraternite, poco più del 50% di quelle che operano nei 43 Comuni dell’arcidiocesi agrigentina.

Dopo il perfetto svolgimento dei vari momenti di accoglienza così come programmati,  in piazza don Giustino e nella Chiesa di S. Giuseppe Artigiano dei PP. Vocazionisti, il corteo che ne è seguito attraverso le vie: Dei Mille,  Italia, Papa Luciani,  Kemmedy,  IV Novembre, Roma, Vittorio Emanuele, e quindi tutto il corso principale sino a  Piazza Vespri, con l’ingresso nella grande Chiesa Madre, per  la concelebrazione presieduta dal nostro arcivescovo-metropolita, Card. don Franco Montenegro.

La sfilata delle Confraternite, ognuna con la propria  divisa, dalle più semplici con un foulard con inciso il nome ed un simbolo, a quelle più complesse con mantelli, medaglioni, copricapo, stoloni, corone e quant’altro, oltre ad una testimonianza di fede cosi come vissuta ed incarnata nel tempo e nel territorio del particolare Comune dove è nata….( ed alcune Confraternite hanno una vita plurisecolare…!) ha offerto alla città, anche dal punto di vista estetico un meraviglioso, gradevole spettacolo.

In una meravigliosa giornata di sole, uno spettacolo di fede popolare e di devozione,  guidato ed aperto dalla Confraternita della Santa Croce del Calvario di Favara, come capofila in quanto ospitante ed  organizzatrice del raduno e chiusa con il Gruppo Scaut di Favara, anche loro in divisa, con i rappresentanti delle loro gerarchia interna, per pregare e, come sempre, in circostanze simili, collaborare nei necessari servizi d’ordine. Insomma Favara ha potuto gustare un bel momento prima della Messa, recuperando quanto non era stato possibile a causa delle cattive, anzi pessime condizioni climatiche in quel 22 maggio del 2011, anche allora in occasione di un programmato raduno diocesano.

Per la Confraternita della Santa Croce del Calvario di Favara – (vedi foto…tutti i componenti con don Franco) –  nata con annuncio orale  dell’Arcivescovo Mons. Carmelo Ferraro, al termine  di una storica riunione ufficiale in Palazzo Vescovile  in data 12 agosto  2005,  questo XXVII Cammino diocesano è stato bene accolto anche perché segna quasi l’inizio del terzo lustro di vita  e di attività, mentre, prorpio nei giorni scorsi,  si è rinnovato il Direttivo e ci si prepara, secondo le nuove norme anche al rinnovo del Decano, che nel nuovo Statuto assume il titolo di Presidente.

Decano-Presidente che in atto è Rosario Sutera Sardo, che oltre alla responsabilità in questo servizio  da 14 anni a questa parte, ha pure alle spalle, 30 anni di servizio come presidente-delegato dal parroco, nel “Comitato Venerdì Santo”. E con lui, oltre ai tanti che si sono aggiunti nel percorso di questi 45 anni di attività, c’è ancora un nucleo che ha sempre condiviso dall’inizio questo cammino di servizio alla Croce.

Legittima quindi in tutti  la soddisfazione per la buona  riuscita di questo XVII Raduno, che ha vissuto il suo momento centrale con la concelebrazione, durante la quale il nostro pastore Cardinale don Franco non ha mancato di far conoscere il suo pensiero sul lavoro svolto e sulle modalità da seguire nel prosieguo, per vivere come Confrati e Consorelle di una Confraternita, le sfide che la fede oggi deve fronteggiare.

La fede deve essere al centro della comunione in una Confraternita, a differenza di quanto avviene in un’associazione qualsiasi in cui il collante è un altro, quale può essere ad esempio in un’associazione calcistica o  di caccia.

In sostanza , nel suo consueto, accattivante  stile di semplicità, alle Confraternite don Franco nell’omelia ha ripetuto con altre parole, in maniera piana, discorsiva e con esempi spiccioli, quello che  nella sostanza qualche giorno prima, l’8 maggio ha  proposto come sua riflessione ed indirizzo pastorale all’affollata Assemblea Diocesana in Cattedrale. Omelia della Cattedrale di S. Gerlando,  dalla quale recupero solo un passaggio, cosi come pubblicato negli organi ufficiali della diocesi.

Ci sono diversi modi distare insieme. Si può stare per un vago sentimento di solidarietà, per un simpatico cameratismo, per una superficiale amicizia, per riempire il tempo libero cercando di fare un po’ di bene. Essere comunità è altro, è essere chiamati a mettersi in gioco, a mettere in comune tutto se stessi con gli altri coscienti del rischio, fare loro posto, non usare maschere di opportunismo o di inutile galateo, e soprattutto accoglierli in profondità. In comunità non si è legati da un semplice ‘vogliamoci bene’, ma dalla consapevolezza di essere incammino con gli altri, e tutti insieme  essere legati a un Altro. …….. Le radici della comunità stanno perciò nella fiducia che si ha in Dio che si dona a noi. Questo fa la differenza tra l’amicizia umana e la fraternità. Per crescere come comunità non bastano la buona volontà, la bravura o la simpatia ma sono necessari l’Eucaristia, la Parola e gesti sinceri quali l’accogliersi, il condividere, l’aiutarsi, il perdonarsi, il dare la precedenza ai più poveri”.

Diego Acquisto

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