Favara – Ancora un atto sacrilego….forse una Setta

 Favara ancora offesa, forse ad  opera  di qualche Setta.–Ci viene di formulare questa ipotesi, dopo l’ultimo episodio sacrilego ed  in considerazione di quello che è successo da due anni a questa parte, con i ripetuti atti vandalici contro statue sacre di Gesù,  della Madonna e dei Santi, unitamente a qualche caso recente di scritte di tipo razzista con riferimento alla cultura nazifascista.

Un’ipotesi questa della Setta, che prospetta il giovane parroco don Calogero Lo Bello  che appena  lo scorso 17 febbraio, tra una folla plaudente ed alla  presenza della Sindaca Anna Alba ha solennemente  benedetto una bella Statua di Gesù con le braccia spalancate in senso di accoglienza, realizzata dall’artista Giuseppe Alba e posta in una nuova, incantevole  zona di espansione urbana, in via Saragat ed in un  punto strategico particolare di  incrocio con  altre e vie e viali.

Una statua che proprio questa notte da ignoti è stata sfregiata al volto, con grande scoramento ed  amarezza non solo dei numerosi abitanti della zona, ma dell’intera città e della stessa Sindaca, che torna a ripetere che la città è ancora una volta  costretta a subire unatto vile che lede l’immagine di un paese che non tollera più questi gesti”.

Ed è vero. Perché il tessuto favarese è davvero estraneo e sinceramente indignato per questi gesti di intolleranza sacrilega, che anche altrove – si dice – sono in pauroso  aumento, secondo quanto riferiscono le statistiche curate di sociologi del settore.

Non per altro, infatti,  recentemente da parte della Comunità Papa Giovanni XXIII in collaborazione con la Polizia di Stato, la Lumsa e il Consorzio Universitario Humanitas si è tenuto un Convegno sul tema “La trappola delle sette”, in cui si é detto che le categorie più a rischio da parte delle Sette  sono i giovani (35%) e gli adulti (39%).  Mentre i problemi di salute sono tra le cause più frequenti per cui ci si rivolge a maghi e santoni.  E si dice – da parte degli esperti –  che questi comportamenti   separano l’individuo da se stesso, dal suo ambiente vitale, dai suoi cari, dalla vita, dal lavoro”. Fenomeni insomma che sconvolgono la personalità, alienando la persona dal suo essere.

Una lettura adattata al  fenomeno favarese che ci pare in consonanza con quanto sostanzialmente   dichiarato da un altro giovane  parroco, quello della limitrofa parrocchia dell’Itria, don Marco Damanti che, richiamando anche all’impegno formativo soprattutto dei genitori,  dice : “La nostra città si sveglia oggi con l’ennesimo atto di oltraggio e vigliaccheria. Questa statua non si trova alla Muntagné della Pace, ma in una zona abitata e davanti ad una strada. Chi commette questi atti va aiutato a curarsi, perché certamente non è normale. Penso che dobbiamo andare oltre; la nostra città vive di tanti disagi. Questo è un disagio e dobbiamo riflettere e intervenire. Il silenzio di un popolo è complicità. Dobbiamo vegliare sul nostro territorio perché siamo tutti corresponsabili.  Bisogna seguire i figli che facilmente non seguono modelli veri ma prodotti del momento. Come macchine omologate senza proprio pensiero e azione, dove regna la legge del più forte. Preghiamo ma agiamo. Mi appello alle istituzioni Civili e militari; mi appello al buon senso di tutti. La strafottenza è il peggior male che ricadrà su ognuno di noi. Dio ci perdoni e con il suo perdono possiamo ripartire per aiutare e sostenere chi non vive bene”.

Mi pare che ce ne sia abbastanza per  riflettere, mentre Favara va in cronaca ancora per un atto incivile, irrazionale e  sacrilego, e quindi risulta ancora offesa ed umiliata.

C’è motivo di riflettere anche in rapporto a certo tipo di pietà fideistica che porta moltiplicare la presenza nel territorio di statue e statuine; mentre in parallelo non sembra crescere un impegno concreto di fede davvero incarnata nel sociale, che dovrebbe, finalmente, incominciare ad avviare a soluzione i problemi concreti. Quei problemi che con l’impegno serio di tutti, a partire da chi ha ruoli importanti di servizio, per un motivo o per un altro,  da tempo la collettività  dovrebbe vedere risolti o, quanto meno, seriamente avviati a soluzione.  Cosa invece che non solo sino ad ora non è avvenuta, ma nemmeno si vede avviata a soluzione.

Quest’ultima mi pare un’osservazione  degna di rilievo e quindi meritevole di attenta riflessione! cosi come mi pare di coglierla da persone serie,  che leggono, senza paraocchi di alcun genere, la realtà concreta.  Persone che  in atto rivestono ruoli di particolare responsabilità.

E per concludere.   Come Comunità ecclesiale, e non solo a livello favarese ma anche diocesano, forse il caso-Favara, da un certo punto di vista potrebbe anche essere considerato “provvidenziale” solo perché potrebbe indurre ad un diverso taglio di catechesi e di evangelizzazione. Con un impegno diverso, per un modello di fede e di Chiesa più in sintonia col Vaticano II. Magari con  un nuovo progetto di catechesi e quindi  di sviluppo nella maturazione della fede. Con più affidamento allo Spirito che provoca sempre ad  una scommessa responsabile sul futuro di una possibile  visione  socio-culturale.

Una provocazione, forse anche  sicuramente azzardata la mia, che comunque lancio, anche per far riflettere su possibili rigurgiti ed atteggiamenti antievangelici  di rigorismo formale che talvolta si avvertono dopo casi così negativi ed oggettivamente inqualificabili.

Diego Acquisto

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