Politica-Dalle parole ai fatti, ma attenzione …..

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Per un Governo del fare…ma non come in Sicilia !
D’accordo sul fare, perché i cittadini sono stufi e stanchi di sentire parole, e quindi bisogna passare ai fatti come giustamente ha più volte ribadito e continua a ribadire ancora l’on Luigi Di Maio, leader nazionale del Movimento 5-Stelle. Che forte del consenso personale ricevuto da oltre il 32 per cento degli italiani, proprio per potere passare finalmente al “fare”, rivendica a buon diritto la guida del nuovo Governo, dopo le elezioni del 4 marzo u.s.
Ed i fatti che si attendono i cittadini e di cui parla l’on. Di Maio sono quelli che riguardano i tagli agli sprechi di denaro pubblico, la riduzione sensibile se non la totale eliminazione dei privilegi o cosiddetti diritti acquisiti dalla casta, la lotta vera alla povertà, una politica efficace per rilanciare il lavoro e l’occupazione, eliminando tutte quelle forme di schiavitù più o meno legittimamente causate dall’abolizione dell’art. 18 e dall’entrata in vigore del cosiddetto Jobs Act. Che – per chi non lo sapesse – è quella riforma del diritto del lavoro, promossa ed attuata in Italia dal governo Renzi, attraverso l’emanazione di diversi provvedimenti legislativi varati tra il 2014 ed il 2015. Una riforma che non ha prodotto affatto quei benefici tanto a parole ipotizzati e poi declamati come già in atto.
I cittadini non si attendono però nemmeno quei fatti che, per esempio, pare proprio che si stiano nel silenzio e col tacito consenso di tutti, compreso il Movimento 5-Stelle siciliano. Forse all’insaputa – ci piace pensare – dell’on. Di Maio, qui in Sicilia, alla Regione, dove per la prima volta, con le ultime elezioni i consiglieri che però da noi hanno il privilegio legale di chiamarsi deputati ed onorevoli, da 90 sono passati a 70.
Ma ciò nonostante i Magistrati contabili – proprio in queste ore – sono impegnati a capire come possa essere possibile che, a fronte della diminuzione del numero dei deputati da 90 a 70, stiano crescendo le assunzioni, e che perciò sembra proprio essere in corso una vera e propria guerra fra deputati dei vari schieramenti per accaparrarsi il maggior numero di assunzioni, nel rispetto formale di alcune leggi. Meglio forse disposizioni interne come vengono interpretate .
Insomma a sentire queste notizie viene subito spontaneo da rilevare che la giungla politico-clientelare e retributiva in Sicilia , nuovamente si è messa subito in moto per aggravare la già disastrata situazione siciliana. Con la partecipazione e nel silenzio di tutti proprio tutti o quasi tutti i Partiti Politici , nella continuità della logica delle precedente gestione crocettiana, che in contraddizione col nome ha lasciato una croce non leggera, ma abbastanza pesante sul popolo siciliano.
E diciamo quasi tutti, perché qualche eccezione che ci auguriamo possa fare riflettere fortunatamente c’è stata.
E mentre desta qualche sorpresa il silenzio che ancora non è stato rotto dal Presidente Musumeci, ci corre l’obbligo invece di registrare che ottiene tanto consenso dall’opinione pubblica, la chiara e netta presa di posizione dell’on. Margherita La Rocca Ruvolo, che lo scorso 27 marzo si è improvvisamente dimessa da capogruppo dell’UDC.
Il motivo lo ha spiegato subito dopo la Pasqua: “Perché – dice – non volevo che il mio Partito firmasse il via libera ai contratti per l’assunzione di collaboratori esterni di cui non c’è bisogno….non me la sono sentita”.
Infatti ha pure dichiarato la stessa onorevole : “Nel gruppo UDC siamo in 5. Ognuno dei miei colleghi proponeva di fare 2 contratti a figure da loro individuate. Con questa media rischiavamo di fare 10 assunzioni. In più abbiamo 8 stabilizzati ….avremmo finito per avere 18 precari per 5 deputati….non me la sono sentita”.
Diego Acquisto

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