Allarme a Favara – Lo Stato deve fare di più, così come le agenzie educative

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Allarme a Favara per il nuovo, tragico fatto di sangue
La notizia si è subito diffusa in città e nella tarda mattinata di ieri aveva già raggiunto tutti ed a Favara non si parlava d’altro.
Il riferimento all’assassinio del quarantenne Emanuele Ferrara con diversi colpi d’arma da fuoco, nei pressi della sua abitazione da cui poco dopo le 9 era appena uscito e che avvertendo di essere attenzionato dal (o dai) killer ha cercato invano scampo, rifugiandosi dietro un furgone posteggiato vicino alla sua abitazione in via Diaz.
Così il sangue è tornato a scorrere a Favara, in pieno giorno, nella disperazione e grida strazianti della madre e dei parenti subito accorsi. Il nome del giovane assassinato pare che fosse tra i sospettati di aver partecipato al gravissimo episodio dell’attentato di via Torino del 23 maggio scorso, quando un gruppo di facinorosi tentò di assassinare Carmelo Nicotra, rimasto per fortuna solo gravemente ferito.
E in questo momento gli esperti di cronaca nera e di fatti criminosi di sangue, nel tentativo di dare una qualche spiegazione al gravissimo episodio delittuoso, stanno parlando di collegamenti non solo con l’episodio del 23 maggio di via Torino, ma anche di altri eventi di inaudita violenza che si sono verificati negli ultimi mesi del 2016 in Belgio e anche a Favara, quando pure in pieno giorno, verso le ore 13, ci fu l’assassinio di un empedoclino, Carmelo Ciffa che stava potando alcune piante per conto di un supermercato in viale Vittorio Veneto, in un posto molto frequentato.
Anche ieri a Favara, mentre si andava diffondendo la triste notizia, malgrado i possibili intrecci di cui si parlava con ipotesi varie, ci è parso palpabile non solo un sentimento di umana pietà e di partecipazione al dolore dei familiari, ma anche in non pochi il bisogno di una cristiana preghiera di suffragio per il defunto e di impetrazione a Dio di una grazia particolare perché si arresti una faida che sembra essersi innescata e che può far prevedere altri fatti di sangue.
Un sentimento questo anche alimentato dall’amara costatazione di alcuni attenti cronisti, che nel riferire l’episodio criminoso che si è consumato ieri in via Diaz, sui social andavano sottolineando che, già dai fatti avvenuti, si doveva affermare che Emanuele Ferraro era un uomo segnato e che quindi doveva morire.
Cioè l’inquietante ma reale interrogativo di una gravità senza precedenti che faceva anche scrivere e dire: “Favara, quanti altri “morti che camminano?”. Un interrogativo logico, legittimo e per nulla campato in aria e quindi da non sottovalutare. Un interrogativo che si deve porre l’Autorità, specie quella direttamente preposta all’ordine pubblico, cioè alla serenità della convivenza civile, in cui, eventualmente, ai malavitosi deve risultare impossibile farsi giustizia per conto loro.
In questo senso credo proprio che bisogna rilanciare con forza l’appello dello scorso maggio, quando la sindaca Anna Alba ha indirizzato al Ministro degli Interni una lettera ufficiale chiedendo “di fare il possibile per potenziare, sia in strutture che in risorse umane, la presenza dello Stato nel territorio della città”.
Il recente episodio di sangue con un morto ammazzato, in pieno giorno e non in un posto buio ed isolato, ci dice chiaramente che lo Stato deve avvertire come urgente il dovere di fare di più. Cosi come le agenzie educative ed in primis la stessa Chiesa locale che ancora una volta ha il dovere di chiamare a raccolta i fedeli e raccomandare di fare ancora di più con la preghiera e la vigilanza, per far maturare rapporti sociali nella logica della solidarietà e della giustizia, ripudiando decisamente ogni forma di prevaricazione e di cieca e brutale violenza.
Diego Acquisto

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