Campagna elettorale – il lavoro deve restare la prima questione sociale

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Mentre entra nel vivo la campagna elettorale su diversi i temi,   il lavoro resta tuttavia la prima e  più grave questione sociale

Saggio e forte è stato in questo senso nel discorso di fine anno l’ammonimento del Presidente della Repubblica; un ammonimento confermato da tutte le statistiche anche recenti.

Ed  è bene ricordarlo a tutte le forze politiche, impegnate nella campagna elettorale e nei vari importanti momenti preparatori di questi giorni con precise scadenze, secondo le norme previste dalla legge.

Tutto  in vista delle elezioni politiche che avverranno  fra 45 giorni, cioè  domenica  4 marzo. E già  in questa settimana la presentazione prima dei simboli, e poi, nella settimana successiva  dei programmi e delle liste; tutto entro il 31 gennaio p.v.

Ricordiamo che ognuno dei vari gruppi politici presenta un proprio programma elettorale ed una propria rosa di candidati.

Per legge, anche se la campagna elettorale di fatto è già cominciata da tempo e soprattutto dal 27 dicembre u.s. quando il Presidente della Repubblica ha sciolto le Camere,  tuttavia  dobbiamo dire che  ufficialmente, lo svolgimento dei comizi elettorali può svolgersi solo dal 30esimo giorno prima del voto fino a 24 ore prima. Una norma  questa  che riguarda in particolare gli spazi di affissione e l’autorizzazione all’uso delle piazze e dei luoghi pubblici. Mentre nelle 24 ore prima del voto si deve rispettare il silenzio elettorale e dare agli elettori ancora la possibilità di riflettere bene. Ed alla necessità di una seria riflessione è pure legato il divieto della pubblicazione dei sondaggi addirittura  nei 15 giorni che precedono la data delle elezioni.

In mezzo a tutti i proclami e gli impegni, il lavoro resta la prima, e la più grave, questione sociale. E ciò al di là delle interpretazioni più o meno interessate che parlano di ripresa e di aumento di posti di lavoro, inserendo furbescamente  tra quest’ultimi anche  quelli di appena  qualche ora alla settimana.  Un tipo di conteggio questo che la dice lunga sul numero dei posti di lavoro e del dramma spaventoso della precarietà che ha colpito soprattutto negli ultimi anni il tessuto sociale italiano. Dovunque, ma soprattutto nelle zone più deboli, come la nostra terra agrigentina che tra le province italiane,  dagli ultimi dati Istat risulta tra le più povere in assoluto. E si spiega cosi – per chi ancora non lo avesse  capito – perché i nostri giovani non sognano più di poter lavorare e perché conseguentemente due o tre volte a settimana da Agrigento partono  bus strapieni per la Germania, come ha avuto modo di osservare il cardinale don Franco Montenegro, collegando i bus con i barconi, e commentando sconsolato :  “Stessa situazione”.

Ci è stato autorevolmente ricordato dal Presidente Mattarella che  “quel che abbiamo conquistato: la pace, la libertà, la democrazia, i diritti…non sono condizioni scontate, né acquisite una volta per tutte. Vanno difese, con grande attenzione… Non possiamo vivere nella trappola di un eterno presente…ed il lavoro è la prorità su tutto… L’autentica missione della politica consiste, proprio, nella capacità di misurarsi con questa realtà….”.

La gravità del problema-lavoro  da tempo è stata  anche denunciata dalla Chiesa e da Papa Francesco. L’augurio  generale è allora che al problema-lavoro venga  finalmente  data un’efficace risposta. Sia abbandonata anzitutto la logica nefasta perseguita, che ha visto e  vede aumentare licenziati, esodati,  prepensionati e precari,  … tanti e troppi precari,  per diminuzione di posti di lavoro anche a causa di  aziende che chiudono in Italia e si  spostano in altre parti d’Europa e  del mondo per aumentare profitti,   magari dopo avere usufruito, sfruttato ed  esaurito  cospicui contributi nazionali.

Oltre alla dilagante disoccupazione, la  conseguenza da tutti palpabile è stata la crescita incredibile  delle diseguaglianze  sociali, come mai prima era accaduto ed il concentramento della ricchezza nelle mani di vecchie  o  nuove ristrette caste.

L’emergenza  lavoro deve suscitare  un sussulto di indignazione generale nel popolo che deve scegliere Partiti e parlamentari, deputati e senatori, privilegiando, competenza, credibilità, onestà, spirito di servizio. E punendo contestualmente nel segreto della cabina elettorale quanti non offrono garanzie serie sul tema lavoro.

Sul tema della competenza è chiaro che la sfida va nella direzione di sapere invertire la marcia ! una competenza cioè  qualitativamente assai diversa da quella usata in questi ultimi anni, con i disastrosi frutti prodotti.

Papa Francesco più volte ha ricordato che “non esiste peggiore povertà di quella che priva del lavoro e della dignità del lavoro, …e che rende anzi il lavoro una forma di schiavitù.

Non è possibile insomma tollerare ulteriormente una politica  incapace di invertire decisamente la marcia sul tema lavoro e dignità dei lavoratori.

14-01-2018

Diego Acquisto

 

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