SETTIMANA di PREGHIERA per l’UNITA’ dei CRISTIANI

Notiziario di Telepace

mercoledì 14.01.2004

SETTIMANA di PREGHIERA per l’UNITA’ dei CRISTIANI

servizio di don Diego Acquisto

Una settimana carica di speranza per tutti i cristiani, quella che ogni anno si celebra dal 18 al 25 gennaio; una settimana vissuta, anche nella nostra diocesi, con particolari iniziative di incontro, di preghiera e di dialogo, con altri fratelli cristiani non cattolici. Una settimana che si celebra per promuovere dialogo, riflessione, conoscenza reciproca. Una settimana dedicata al tema dell’Unità tra i cristiani, che da alcuni anni a questa parte, è preceduta dalla Giornata per l’approfondimento e lo sviluppo del dialogo tra cattolici ed ebrei. “Io vi lascio la mia pace”, – un versetto evangelico che indica una consolante promessa di Gesù – è il tema scelto quest’anno, a 40 anni dalla promulgazione del decreto del Concilio Vaticano II “Unitatis redintegratio”; un importante documento questo, in cui la Chiesa si è anche preoccupata di precisare di aver cura di eliminare parole, giudizi e opere che non rispecchino con equità e verità la condizione dei fratelli separati. Non solo. Ha espressamente affermato che, “E’ lecito, anzi desiderabile che i cattolici si associno nella preghiera con i fratelli separati, per impetrare la grazia dell’unità”. Ai cristiani compete di progredire nel processo storico verso il regno promesso con pazienza, fedeltà, tenacia e serenità, resistendo alle impazienze dei frettolosi, come pure alla dimissione dall’impegno degli sfiduciati. A questi e a quelli è da proporre la riflessione svolta dal card. Kasper in un documentato intervento dello scorso novembre, sul carattere teologicamente vincolante del decreto del Concilio Vaticano II. Il presidente del Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani ha affermato, che il movimento ecumenico si trova oggi in una situazione mutata, rispetto alla sua origine e suscita diffidenza, fino al punto che alcuni mettano in discussione il carattere dottrinale vincolante del decreto conciliare. E’ un segnale di allarme, che deve spingere a ritornare a quel testo con rinnovata fiducia e con l’intento di attualizzarne i contenuti, alla luce delle mutazioni avvenute in questi 40 anni dalla sua promulgazione. Certamente, si pone, anche quest’anno, la stessa domanda che si poneva nel 1995 Giovanni Paolo II, nell’enciclica Ut unum sint: “a che punto siamo? quanta strada ancora resta da percorrere?”. Questo, nessuno può saperlo. Passano gli anni e si possono elencare successi, risultati positivi, incontri fraterni, preghiere comuni, frutti persino insperati di convergenza, come la “Dichiarazione luterano-cattolica sulla giustificazione“, ma anche brusche frenate, sospetti, incomprensioni, insofferenze, impazienze, segnali di ulteriori divisioni nelle questioni etiche e sessuali.

Una cosa è certa comunque: l’appuntamento di gennaio, divenuto un crocevia convenuto e condiviso di cristiani diversi, sta a indicare che la “via” non è interrotta, che la speranza non è venuta meno e che lo Spirito continua a indicare la meta e a suscitare la spinta verso la piena comunione. Sicuramente lo scandalo della divisione dei cristiani è uno dei segni antievangelici che più colpiscono l’uomo contemporaneo, in un momento particolare poi, in cui molti seguaci dell’Islam interpretano le divisioni dei cristiani, come il segno storico tangibile della manomissione e contraffazione delle Scritture ridotte a parole soltanto umane.

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