PIETA’ POPOLARE. FESTA di S. CALOGERO in AGRIGENTO

Notiziario di Telepace

lunedì 11.10.2004

PIETA’ POPOLARE

FESTA  di  S. CALOGERO  in  AGRIGENTO

servizio di don Diego Acquisto

 

«Non si capisce l’irruzione da parte del sindaco di questa città sul fercolo, scompaginando un ordine religioso e sociale che si era creato».

Si tratta di un passaggio del documento, dai toni assolutamente chiari, diffuso dalla Curia Arcivescovile all’indomani della conclusione della festa di San Calogero del luglio scorso, nel capoluogo, con i noti incresciosi fatti che si sono ancora verificati, dopo quelli che già si erano consumati la domenica precedente. Una vicenda a tutti nota, quella che la festa di S. Calogero di Agrigento, quest’anno sia subito approdata in Procura per l’eccessiva deprecabile esuberanza di una certa fascia di devoti; una vicenda ritornata alla ribalta nei giorni scorsi, dato che, come hanno riferito recentemente gli organi di stampa, le indagini della Digos, subito iniziate, si avviano alla conclusione. All’attenzione del giudice, dopo l’esatta ricostruzione dei fatti, il comportamento del primo cittadino di Agrigento, il quale, nonostante una precisa proibizione concordata tra l’autorità religiosa e quella di pubblica sicurezza, è salito sul fercolo dove era collocato il simulacro del Santo nero. Un comportamento questo stigmatizzato dalla Curia, perché ne sono seguite conseguenze negative da parte dei devoti più esagitati, con altri danni arrecati alla statua del Santo, dopo i danni già subiti la domenica precedente.

Conosciamo bene la spiegazione che subito, a caldo, ha fornito il primo cittadino, dott. Aldo Piazza, e lasciamo alla Magistratura il pronunciamento circa un’eventuale fondatezza dell’accusa, che, da parte nostra comunque, valutate tutte le circostanze, ci auguriamo proprio che non sussista. A noi preme dire quanto necessario sia un comune responsabile atteggiamento di tutte le Autorità per una evoluzione positiva dei comportamenti complessivi, che non facciano balzare Agrigento all’attenzione nazionale in un contesto negativo di religiosità primitiva e fanatica, pur nel possibile mantenimento di talune radicate tradizioni devozionali popolari.

Per questo, è bene ribadirlo ad alcuni mesi di distanza,- in un clima – si spera – di ritrovata serenità, – ognuno è chiamato a fare la sua parte ed a svolgere il proprio ruolo, senza scantonamenti, senza invadenze o lesioni di ambiti delle competenze tra l’autorità religiosa e quella civile. Naturalmente questi principi,- sulla cui formulazione teorica è difficile non convenire, – per essere tradotti in prassi concreta, necessitano di tempo e di riflessione, e in questo senso, in relazione a quanto si è verificato nelle due domeniche di festa di S. Calogero, si scontano forse decenni e decenni, e forse anche secoli di trascuratezza, di disattenzione o quanto meno di mancata, adeguata oculatezza nel seguire l’evolversi della situazione. Opportunamente perciò la Curia, nel luglio scorso concludeva la sua nota stampa, dicendo che quanto successo costituiva un caso di coscienza che non solo non si doveva accantonare, ma che anzi richiedeva ulteriore dialogo e precise indicazioni della competente autorità religiosa. Non per nulla, l’Arcivescovo ha posto tra le mete prioritarie del Piano Pastorale Diocesano di quest’anno, una particolare attenzione alle varie espressioni di pietà popolare, che soprattutto nelle feste religiose costituiscono la manifestazione pubblica della fede. Non solo. Nella recente lettera pastorale per l’indizione dell’Anno dell’Eucaristia, Mons. Ferraro, sicuramente a ragion veduta, forse pensando proprio alla festa di S. Calogero, ma non solo, ha voluto riprendere il passaggio che i Vescovi italiani nel recente documento sul volto missionario delle parrocchie in un mondo che cambia, dedicano alla Parrocchia che deve confrontarsi con la sfida di evitare il pericolo di ridursi a gestire il folklore religioso o il bisogno del sacro della gente, laddove essi dicono che “bisogna restituire alla Parrocchia la figura di Chiesa Eucaristica che ne svela la natura di mistero di comunione e di missione”. Il che è quanto dire che il recupero insomma della centralità dell’Eucaristia nella vita della Parrocchia e nella formazione dei cristiani, eviterà episodi incresciosi nella manifestazione della pietà popolare di cui la festa di S. Calogero è purtroppo forse solo la punta di un iceberg , a cui, paradossalmente, attribuire il merito di avere giustamente scosso la coscienza di molti.

E quasi mentre andiamo in onda, apprendiamo di un nuovo, più severo statuto con regolamento, appena promulgato per i portatori di S. Calogero, dopo le polemiche ed i danneggiamenti subiti dal venerato simulacro del Santo nell’ultima edizione della sua festa.

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