Il MESSAGGIO di PAPA GIOVANNI XXIII nel 40° della MORTE

martedì 03.06.2003

Il MESSAGGIO di PAPA GIOVANNI XXIII nel 40° della MORTE

servizio di don Diego Acquisto

Molte oggi le commemorazioni di Papa Giovanni XXIII nel 40° della sua scomparsa. Giovanni XXIII, il Papa buono, il Papa del dialogo, il Papa che ha indetto Concilio Vaticano II, proclamato beato nel settembre dell’Anno santo del 2000, il Papa della famosa enciclica “Pacem in terris”, considerata il suo testamento spirituale all’umanità, essendo stata pubblicata meno di due mesi prima della sua morte. E proprio nella recente 37° Giornata delle Comunicazioni sociali, celebrata da tutte le Comunità Ecclesiali domenica scorsa 1° giugno, è stato ripreso il messaggio della Pacem in terris, avendo l’attuale Pontefice, per questa Giornata, invitato a riflettere sui mezzi della comunicazione sociale a servizio di un’autentica pace, alla luce dell’enciclica del beato Giovanni XXIII. Ricordiamo che per Giovanni XXIII, il Papa della Pace come è stato anche chiamato, i pilastri di una società pacifica sono la verità, la giustizia, la carità e la libertà.

Questi valori devono guidare ed orientare gli operatori dei mass-media, soprattutto nel nostro tempo, in cui il potere di questi strumenti nell’influenzare la vita politica e sociale, sia nel bene che nel male, è cresciuto enormemente. Rispettare e servire la verità è un’esigenza etica fondamentale della comunicazione. Papa Giovanni ha difeso con vigore il diritto alla libertà nella ricerca della verità, alla libertà di parola e di stampa. Nessuno può negare il servizio coraggioso alla verità che rendono gli operatori dei mass-media, talvolta anche col sacrificio della vita. Tuttavia, bisogna anche ammettere che quando si cede alla tentazione di funzionare come agenti di propaganda e di disinformazione, al servizio di interessi ristretti, si turba la serenità sociale e non si contribuisce a costruire un mondo pacifico. Se si serve la verità, si serve anche la giustizia e la libertà. Si agisce in senso opposto, quando o non si scrive o si dice quello che è vero, quando si inventano fatti inesistenti col fine di creare una reazione semplicemente emotiva di fronte agli eventi, impedendone così una valutazione critica e obiettiva. Anche per questa ragione, gli operatori dei mass-media devono essere liberi da qualsiasi pressione esterna e devono utilizzare questa libertà in modo responsabile e corretto. Nell’attuale contesto italiano, decisamente importante appare la precisazione di Giovanni Paolo II, che commemorando la Pacem in terris, ha avuto modo di dire: “Sebbene una certa regolamentazione pubblica dei media, nell’interesse del bene comune sia appropriata, il controllo governativo non lo è. I cronisti ed i giornalisti, in particolare, hanno il grave dovere di seguire le indicazioni della loro coscienza morale e di resistere alle pressioni che li sollecitano ad “adattare” la verità, al fine di soddisfare le pretese dei ricchi e dei poteri politici”.

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