IL CELIBATO per il REGNO

Notiziario di Telepace – lunedì 20.09.2004

IL CELIBATO per il  REGNO

servizio di don Diego Acquisto

Si è appena concluso presso l’Oasi Francescana di Pergusa, il Corso di Formazione Permanente per Presbiteri e Diaconi della nostra diocesi, sul tema delicato ed impegnativo: “IL CELIBATO per il REGNO: MATURITA’ AFFETTIVA e DIMENSIONE PSICO-SESSUALE“. Organizzato in due turni dal Consiglio Presbiterale Diocesano, ha visto la presenza complessiva di oltre 100 partecipanti, guidati nella riflessione sugli importanti temi dal prof. Silvestro Paoluzzi, psicologo clinico e psicoterapeuta, docente presso la Pontificia Università Urbaniana e dalla sua consorte Antonella Tropea, anch’essa psicologa, specialista in disturbi d’ansia e dell’affettività.

La validità del tema scelto con le conseguenti problematiche connesse, ha portato i partecipanti, attraverso principi teorici individuati dalla scienza,  per mezzo di questionari, lavori di gruppo, discussioni di casi particolari di confratelli che, per motivi e situazioni diverse, hanno visto naufragare il loro impegno celibatario, ad acquisire informazioni e nozioni circa il processo di sviluppo della maturità affettiva, al fine di favorire un percorso di autoconoscenza in grado di arricchire l’immagine che si ha di sé e degli altri, ed avere quindi maggiore consapevolezza nell’utilizzo delle proprie risorse, nel valorizzare meglio la propria identità personale, l’accettazione di sé, la capacità di stabilire relazioni affettive mature con persone del sesso opposto, padroneggiando responsabilmente il positivo bagaglio di emozioni e sentimenti di cui ciascuno fortunatamente è dotato. Nelle discussioni generali, particolarmente apprezzati per la loro chiarezza, precisione e puntualità, sono stati i contributi dell’arcivescovo Mons. Carmelo Ferraro, sempre presente a tutti i lavori. Non è affatto vero, alla luce delle più assodate formulazioni della scienza di oggi, che il .sacerdote, in virtù del suo celibato, si trovi in una situazione fisica e psicologica innaturale, dannosa all’equilibrio e alla maturazione della sua personalità umana; né che egli corra il rischio di inaridirsi e mancare di calore umano, in una piena comunione di vita con il resto degli altri uomini, perché costretto a una solitudine che sarebbe solo fonte di amarezza e di avvilimento. Educarsi alla solitudine come momento prezioso di arricchimento spirituale, per entrare meglio in comunione con Dio e con le problematiche dei fratelli, è un esercizio da non trascurare nel periodo della formazione. E perciò, in varie occasioni, nel corso delle varie discussioni di approfondimento, durante le giornate di Pergusa, chiamato in causa è stato anche il Seminario che talvolta non ha saputo fornire la formazione necessaria, o non è riuscito a discernere convenientemente la vocazione al Presbiterato dei candidati, per carenze strutturali o di situazioni varie. Ma soprattutto sono venute fuori le distorsioni evidenti della cultura di oggi e dell’imperante pansessualismo, frutto di una visione antropologica agli antipodi del Vangelo. Una visione disumanizzante, che, per contrasto, rende davvero profetica la testimonianza cristiana del celibato per il Regno che la Chiesa esige da quanti sono chiamati al Sacerdozio ministeriale, o anche la testimonianza di serio impegno di castità vissuta nei diversi stati di vita, da chi vuole vivere con coerenza la propria vocazione battesimale. Perché non c’è dubbio che nella cultura di oggi si esaltano spesso il piacere, l’egoismo o addirittura l’immoralità, in nome di falsi ideali di libertà e di felicità, quando invece il messaggio cristiano ci dice che bisogna riaffermare con chiarezza, che solo la purezza del cuore e del corpo, e quindi solo la castità può custodire l’amore autentico.

Per il Sacerdote poi – come scrisse Paolo VI nella “Sacerdotalis coelibatus”, la consacrazione a Cristo in virtù del celibato, gli consente non solo la massima efficienza nel campo pratico, ma anche la migliore attitudine psicologica ed affettiva per l’esercizio continuo di quella carità perfetta che gli permette in maniera più ampia e concreta di spendersi tutto a vantaggio di tutti.

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